Cosa prenderebbe dall’uno e dall’altro? «Da Inzaghi l’intelligenza e la furbizia nella gestione degli uomini e quel pizzico di buona sorte che spesso lo accompagna. Da Antonio la sua impressionante mentalità vincente».
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COMO, ITALY - FEBRUARY 01: Aleksandar Kolarov of FC Internazionale smile during the FC Internazionale training session at the club's training ground Suning Training Center at Appiano Gentile on February 01, 2022 in Como, Italy. (Photo by Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images)
Aleksandar Kolarov, allenatore della Serbia U21 (nonché ex calciatore, di ruolo terzino sinistro), si è concesso per un'intervista ai taccuini de La Gazzetta dello Sport, durante la quale ha compiuto, mediante le seguenti dichiarazioni, un'ampia analisi in merito al duo di allenatori con cui ha trascorso la propria esperienza in maglia Inter: Antonio Conte(stagione 2020/21) e Simone Inzaghi(stagione 2021/22).
Mister Kolarov, partiamo dal suo ultimo tecnico: Inzaghi... «Simone era già stato mio compagno di squadra alla Lazio dal 2007 al 2010: attaccante tecnicamente forte, meno cecchino di suo fratello Pippo, ma intelligente. Malato di calcio, osservava e capiva tutto: studiava già da tecnico. Poi l’ho avuto al mio ultimo anno all’Inter quando lui, appena arrivato, stava ancora prendendo le misure. Nelle ultime stagioni è cresciuto moltissimo, come dimostrano non solo la finale di Champions League raggiunta e lo scudetto vinto, ma la maturità, consapevolezza e identità che oggi possiede l’Inter, anche in Europa. I giocatori sono di primo livello e la rosa è ampia, certo, ma Inzaghi mette tanto del suo nella preparazione delle gare ed è bravo a lasciare esprimere liberamente i giocatori all’interno del suo disegno tattico. Simone ha trovato un solco tracciato, ma ha saputo aggiungere».
Parla del solco lasciato da Conte? «Sì, Antonio ha rivoltato l’Inter come un calzino: ne ha cambiato mentalità, professionalità, attitudine al lavoro, alzando tanto l’asticella. E da piazzata, l’Inter è tornata vincente. Il suo lavoro in profondità si vede ancora oggi. Nel ricostruire, nessuno è come lui. È maniacale nella cura dei particolari e bravissimo a colpire i punti deboli degli avversari. È diretto e leale nei rapporti: sai sempre quello che pensa di te».
Nello spogliatoio avevano atteggiamenti diversi? «Sì, ma sono arrivati anche in momenti differenti. Conte doveva essere più duro per voltare velocemente pagina. Simone ha dovuto gestire un gruppo che aveva già vinto. Diciamo che il loro carattere si è sposato bene nelle esigenze delle due fasi».
Cosa prenderebbe dall’uno e dall’altro? «Da Inzaghi l’intelligenza e la furbizia nella gestione degli uomini e quel pizzico di buona sorte che spesso lo accompagna. Da Antonio la sua impressionante mentalità vincente».
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