Ha scelto di tornare al Maribor, ma ha avuto anche altre proposte.
"Sì, tra queste quella del Siviglia. Monchi mi ha chiamato e io sono stato sincero con lui: 'Mi dispiace, non voglio venire lì per guadagnare soldi e non contribuire in nessuna maniera (a causa della sua condizione)'. Mi ha ringraziato".
E, nonostante ciò fosse prima, alla sua porta ha bussato anche Ancelotti, vero?
"Quando allenava il Napoli, sì. Era praticamente fatta, ma alla fine l’Atalanta ha deciso di non lasciarmi partire: per loro ero fondamentale. Avevo già accettato l'offerta. Avevo parlato con l'allenatore, mi disse due o tre parole sul calcio... e poi mi ha parlato della vita. Mi raccontò cose di Napoli: 'Dai, vieni, andiamo a mangiare, a bere...'. (sorride, ndr) È una cosa fondamentale, perché sei un uomo prima ancora che un calciatore. Ne avevo parlato anche con Mertens e con il ds Giuntoli. Ero convinto, volevo andare lì per vincere lo Scudetto e giocavo molto bene: fisicamente ero un animale".
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