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Guarin: “Bevevo alcol tutti i giorni, mi ubriacavo due giorni prima delle partite”

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Le dichiarazioni da pelle d'oca dell'ex calciatore colombiano
Bruno Stampa

Fredy Guarin, ex calciatore noto in Italia in particolare per la sua avventura all'Inter, ha rilasciato delle dichiarazioni da brividi in merito a un problema con cui ha convissuto nel corso della sua carriera: la dipendenza dall'alcol. Una brutta pagina della vita dell'ex calciatore, le cui prime avvisaglie si sono riscontrate proprio nella sua parentesi italiana, l'ultima in Europa prima di un lento declino tra Cina, Brasile e Colombia, la terra che gli ha dato i natali. Di seguito, le sue dichiarazioni a Caracol Television, media colombiano.

Guarin: "Anche 70 birre in una notte, mi gettai sulla rete dal 17esimo piano"

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"Ho iniziato a guadagnarmi un nome in Italia e già lì iniziò una questione diversa fuori dal campo. Inizialmente gestivo la cosa molto bene: mi ubriacavo due giorni prima della partita, poi scendevo in campo, segnavo uno o due gol, la squadra vinceva. Credo sia nato tutto da una mancanza di coscienza. Bevevo a casa, in discoteca, al ristorante. Avevo già la mia famiglia e quella cosa era una merda perché sapevo che stavo sbagliando, sia nel lavoro che nelle responsabilità familiari. Ho fallito in tutti gli obiettivi, calcistici e personali. Ero completamente preso dall'alcol, mi vennero a dire tramite il mio agente che non potevo più stare a Milano: 'Dovete portarlo via da qui, adesso'. Dal primo giorno in cui sono arrivato in Cina (nel 2016, ndr) sono diventato un alcolizzato. Mi alzavo per andare ad allenarmi e dopo l'allenamento bevevo alcol. Mi riposavo un po’, mi allenavo e bevevo alcolici. È stato così ogni giorno. I primi sei mesi in Brasile (stagione 2019/2020, ndr) mi hanno fatto sentire l'uomo più felice del mondo. Poi è arrivato il Covid, la separazione con mia moglie... Bevevo 50, 60 o 70 birre in una notte. È arrivata la pandemia, non c'erano allenamenti, non c'era gruppo, non c'era calcio. Andavo nelle favelas, lì in Brasile, andavo con qualunque ragazza senza protezione, mi abbandonavo completamente. Andavo a cercare il pericolo, l'adrenalina, volevo vedere le armi, il movimento, non mi preoccupavo di nulla. Sono stati momenti duri, sono stato 10 giorni completamente ubriaco, mi sono addormentato per la stanchezza e mi sono svegliato con una birra al mio fianco. Ho tentato di suicidarmi, anche se ricordo poco. Abitavo al 17esimo piano e mi sono staccato dalla vita, da tutto, la mia reazione è stata quella di gettarmi dal balcone. Però c'era una rete, ho saltato e mi ha rimandato indietro, ovviamente non me ne sono accorto. Non capivo quello che stavo facendo, non so cosa sia successo. Sono arrivato al punto in cui non mi importava più nulla, pur di potermi fare del male. La mia testimonianza è un disegno che Dio sta mettendo in noi, che so raggiungerà molti angoli del mondo, toccherà molti cuori e salverà sicuramente vite umane".