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interviste
BRUNECK, ITALY - JULY 25: FC Internazionale Milano new second coach Angelo Gregucci looks on during of the FC Internazionale Juvenile Team training Session on July 25, 2016 in Bruneck, (Photo by Marco Luzzani - Inter/FC Internazionale via Getty Images)
Angelo Gregucci è intervenuto a Febbre a 90, in onda su Vikonos Web Radio/Tv sui temi attuali in casa azzurra e non solo. A seguire le sue principali parole.
“Ho ricordi magnifici del Napoli, era l’epoca di Gaucci, il club era appena fallito e il presidente stava cercando di salvare la Serie B. Andammo in ritiro per qualche settimana, ricordo la serata dell’orgoglio partenopeo, la partecipazione dei tifosi, fu meraviglioso. Peccato per me ma sono contento per i supporters del Napoli, che hanno visto la loro squadra del cuore risorgere dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice. Il Napoli è un’anomalia, non c’è un addetto ai lavori che nella griglia precampionato ha messo il Napoli addirittura tra le prime quattro. Forse solo un pazzo avrebbe potuto immaginarlo. Cos’è successo? Il Napoli ha vinto lo scudetto, vedere il calcio italiano rappresentato così è veramente bellissimo. Anche i bookmakers non davano credito agli azzurri, nemmeno in Europa. Ora è quotato addirittura tra le prime quattro, con Real, Bayern e City. Tutto questo è stata una visione della società, sono arrivati elementi sconosciuti che ora sono fattori determinanti della Serie A. Lasciamogli la leggerezza, vada a fare le sue partite evolute: questa squadra ti palleggia in faccia, ti verticalizza come vuole perché ha una belva davanti. Osimhen in questo momento è il più forte d’Europa, anche più di Haaland. La formazione partenopea se vuole controllare la palla lo fa. Ha gente nell’uno contro uno imprendibile. Penso ai Kvara, Lozano, Politano. Il Napoli è vario, completo, è pazzesco".
"Lobotka, poi, è da tre anni qui, cosa gli è successo? E a Meret? Tanti giocatori erano discreti e oggi sono fortissimi, bisogna genuflttersi davanti a Spalletti. Il Napoli ha perso giocatori importantissimi. Insigne, Mertens, Koulibaly, magari sembrava fosse stato perso il senso d’appartenenza, sono arrivati ragazzi che l’hanno ereditato da loro. Di Lorenzo è invece un capitano fantastico ma non avevo dubbi, lo conosco dai tempi della Reggina. La squadra sgravata dal senso di responsabilità mette in fila condivisione dei valori. Ha capito cosa vuol dire appartenere al Napoli, sono arrivati i risultati. E poi fatemi dire che Kvara e Kim, nel brevissimo periodo, si sono imposti facendo la differenza, al contrario di tanti altri giocatori che ci mettono una vita per ambientarsi".
“Sarà una grande festa, del resto ero in campo nel 1990, c’ero anch’io in quel Napoli-Lazio. Conosco la passione partenopea, al San Paolo erano in 100mila in campo, altrettanti ne erano a Fuorigrotta e anche negli spogliatoi. Mi vanto di aver fatto parte della scuola dei difensori, una settimana sì e una no andavo a marcare un pallone d’oro. C’erano dei fenomeni. Lasciamo perdere i Maradona, Careca, Giordano, Gullit e Van Basten. Se penso che ad Udine c’era Zico, Andrea Carnevale era la quarta punta del Napoli. Quella è stata la fortuna per noi difensori, perché questi giocatori hanno alzato il livello. Diego per me è il Dio del calcio. Ha cambiato questo mondo, è stato anche un politico. Se penso ad Argentina-Inghilterra mi vengono i brividi, lui che voleva vendicare le Falkland e l’ha fatto con due reti che racchiudono tutto il suo genio. Un gol di mano ed il capolavoro con cui ha dribblato tutti gli inglesi. Maradona è Dio, al suo tavolo – chiude Gregucci – si siedono solo Pelé, Crujff e Messi”.
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