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interviste
Claudio Gavillucci (Getty Images)
Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto l’ex arbitro di Serie A, Claudio Gavillucci. Di seguito le sue parole:
«Var a chiamata? I tempi sono maturi, è necessario. Ne parlo da tempo perché le polemiche e le discussioni, anche tra noi arbitri, nascono più dalla mancata chiamata del Var che dalla decisione finale. Con il challenge a disposizione delle squadre, molti di questi problemi verrebbero risolti, restituendo all’arbitro centrale la piena autonomia di decidere dopo aver rivisto le immagini, senza essere influenzato dalla discrezionalità del Var, come purtroppo è successo ieri a Monza. Sono convinto che se La Penna avesse rivisto quell’azione, avrebbe assegnato il rigore alla Roma. In quel caso, non è stata la decisione dell’arbitro in campo a contare, ma l’interpretazione del Var. Perché non si usa la tecnologia quando si ha la possibilità? La tecnologia va sfruttata al massimo. Immagino un futuro in cui l’arbitro possa utilizzare dispositivi come un orologio digitale per rivedere le azioni in tempo reale e prendere decisioni rapide, senza dover essere legato alla chiamata del collega e dover andare al monitor. Questo migliorerebbe anche la fluidità del gioco. Soluzioni differenti per episodi simili? L’uniformità di giudizio è sempre la cosa più difficile da ricercare. Detto questo secondo me, molti di questi rigori non sono tali, ma l’Italia sembra aver preso una direzione pericolosa in tal senso. In altre parti d’Europa, queste situazioni non vengono trattate così. Tuttavia, non è solo colpa degli arbitri: anche calciatori e allenatori, con le loro proteste e sceneggiate, non aiutano. Per esempio Fonseca, prima di lamentarsi dei troppi rigori concessi, dovrebbe chiedersi perché i suoi giocatori cadono così facilmente in area. In Premier League queste scene non si vedono mai! Detto questo per uniformità a Monza doveva essere concesso il rigore alla Roma.
Arbitri controvoglia al monitor? Gli arbitri sperano di non dover ricorrere al Var, perché sanno che hanno commesso un errore. È una situazione paradossale e lo ripeto da anni. Spero che in futuro l’arbitro possa rivedere le immagini direttamente sul campo, magari attraverso uno schermo sul polso, così da utilizzare la tecnologia al meglio, senza limitazioni e soprattutto senza penalizzazioni. Il miglior arbitro al mondo del futuro non è quello che prende le decisioni giuste senza il Var ma quello che le prende utilizzando al meglio tutti gli strumenti tecnologici che gli vengono forniti. So che La FIFA sta già sperimentando il challenge nei tornei giovanili, e l’Italia, pioniera del VAR, ha le competenze per essere tra i primi a introdurre questa innovazione. Le squadre dovrebbero inserire nei loro staff un dirigente arbitrale qualificato, preferibilmente un ex arbitro con esperienza nell’uso del Var, per facilitare questa transizione. Eliminare l’esclusività della chiamata del Var sarebbe un sollievo per gli arbitri, permettendo loro di evitare polemiche sulle mancate revisioni. Una volta al monitor, per loro è semplice decidere, perché è ciò che hanno sempre fatto».
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