A Firenze c’è aria di insoddisfazione, ma a Napoli?
“Nessuno di noi si aspettava un’annata così dopo il fantastico campionato dello scorso anno. Anche il peggiore dei pessimisti avrebbe ipotizzato un piazzamento tra le prime quattro. L‘insoddisfazione dei fiorentini è dovuta dal fatto che si vorrebbe sempre poter alzare l’asticella. Sono tornato ieri da Firenze e se dovessi descrivere quello che ho visto, quel che hanno organizzato, non ci sarebbero parole per la grandezza di quanto realizzato dal club con le infrastrutture del centro sportivo. Oggi, non esiste un impianto del genere in Italia. Siamo abituati a parlare di Milanello, Vinovo. Parlando anche con i dirigenti della Roma, dicevo di voler conoscere chi aveva pensato un progetto del genere. Vedendolo realizzato, non avrei mai potuto immaginarlo. Rientra nella programmazione di una società, in quell’asticella che deve potersi alzare. Anche gli stessi calciatori sono attratti dalla possibilità di lavorare in un certo modo in un club. Bisogna anche considerare l’importanza della programmazione in un settore giovanile su cui si può operare al meglio”
È questo il tallone d’Achille di Aurelio de Laurentiis?
“Credo sia il tallone d’Achille di tutte le società d’Italia. Oggi non puoi non avere un centro così e non avere uno stadio di proprietà. Percassi, ad esempio, è riuscito a capitalizzare tutto quello con cui ha lavorato, partendo dalle strutture, dal settore giovanile e da un’idea di calcio in linea con le esigenze della Dea. L’Atalanta riesce a valorizzare i propri giocatori, a promuovere i talenti in prima squadra: si chiama programmazione, ed a questo devono puntare i club italiani. Ho vissuto i primi passi del nuovo Napoli ma, ad oggi, Castel Volturno non basta. Servirebbe anche un settore giovanile vicino alla prima squadra, strutturato per essa. Alzare l’asticella non vuol dire solo comprare i giocatori, ma soprattutto programmare in un certo modo, investire sulle infrastrutture”
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