Claudio Ranieri? «Il mio padre calcistico: da lui ho imparato molto e con lui sono maturato molto. È stato fondamentale per me e i miei approcci con il calcio italiano. È stato anche molto paziente».
Era tremendo? «No, macché i primi sei mesi sbagliavo tutto, non riuscivo a tirare neanche in porta. A Cagliari ci è andata bene».
Dal 1990 al 1992: 50 partite e 17 gol. «Sì, e poi mi portò al Napoli. Ricordo che prima di firmare mi chiamava e mi diceva: "Sono tuo padre, non dimenticarlo, non mi tradire, non andare alla Juve o all'Inter Peccato non aver avuto continuità, dopo due anni dovettero vendermi».
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