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interviste
FLORENCE, ITALY - OCTOBER 07: Head coach Italy Luciano Spalletti speaks with the media during Italy press conference at Centro Tecnico Federale di Coverciano on October 07, 2024 in Florence, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)
Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “Un Aperitivo con Giordano” è intervenuto l’ex Viceministro all’economia, Stefano Fassina. Di seguito le sue parole:
«È sempre più preoccupante il clima di intimidazione su chiunque provi a fare luce e ad esprimere parole sul dramma in corso. Sono state massacrate oltre 40mila persone, tanti bambini: a mio avviso dovrebbe essere sottolineato il dovere civico che ha espresso Spalletti di fronte ad un’escalation che ci sta portando giorno dopo giorno verso la terza Guerra Mondiale. Poi si può essere d’accordo o meno, nel momento in cui uno si esprime accetta anche una critica alle sue parole. Ma ieri Spalletti ha semplicemente auspicato che finisca la guerra, in modo, a mio avviso, molto equilibrato. Quindi questo linciaggio che ha ricevuto lo trovo estremamente preoccupante, perché si cerca di ridimensionare una vicenda che invece è gravissima e sempre più pericolosa.
Penso che innanzitutto bisognerebbe sanzionare, come si è fatto con la Russia, Israele. Prima ancora bisognerebbe sospendere ogni invio di armi ad Israele. Di fronte alla continuazione di interventi che vediamo ogni giorno, in particolare nei confronti dei civili e delle Nazioni Unite, si dovrebbe arrivare ad intervenire su tutte le proiezioni internazionali dello Stato di Israele. Lo sport a mio avviso dovrebbe essere salvaguardato, perché può ricostruire un sentimento comune di appartenenza al genere umano. Tuttavia siamo di fronte a degli atti che non ci possono lasciare indifferenti. Che gli Stati Uniti abbiamo un rapporto estremamente privilegiato con Israele, lo vediamo regolarmente all’assemblea delle Nazioni Uniti, di fronte anche a risoluzioni a cui pongono il proprio veto. C’è un asse privilegiato.
Lascerei lo sport da parte. Non c’è dubbio che i protagonisti dello scontro e del conflitto in atto sono due. Il punto è che Israele è uno stato democratico, mentre gli altri sono gruppi che vengono considerati universalmente terroristi. Siamo dinanzi ad un’escalation che uno Stato democratico dovrebbe evitare, soprattutto quando si tratta di civili o di istituzioni, come le Nazioni Unite. C’è un contesto drammatico, ma questo non legittima la violazione sistematica del diritto internazionale, perché altrimenti sarebbe una catastrofe».
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