Il caso Bove? Mi ha fatto un effetto che mi ha lasciato interdetto, ma probabilmente si è salvato perché era su un campo da calcio: fosse successo a casa o in strada, senza poter essere soccorso da sanitari di alto livello, probabilmente parleremmo di altro. La medicina dello sport è materia molto avanzata, noi abbiamo a disposizione dei bazooka perché possiamo fare ogni genere di esame sui professionisti, ma alcune patologie sono indiagnosticabili pre-mortem. L’importanza di una visita accurata e precisa è fondamentale, è più facile ad alto livello perché abbiamo strutture diverse e tempi più brevi, in categorie inferiori è sicuramente più difficile. Noi siamo all’avanguardia sull’idoneità sportiva, ma paradossalmente a volte assistiamo in Campania a visite fatte in maniera approssimativa, spesso senza seguire nemmeno i requisiti minimi. Siamo all’avanguardia mondiale, per noi medici la tutela della salute dei nostri assistiti è fondamentale, però spesso assistiamo ad altre cose ed in vent’anni è cambiato poco. La colpa è anche dei medici e dei genitori, delle società sportive che per fretta e velocità organizzano visite di gruppo.
Come si lavora ad inizio stagione col Napoli? Siamo noi in primis a doverci adattare alle richieste degli staff atletici, ma abbiamo principi di lavoro che facciamo conoscere e comprendere. Lo staff atletico con noi collabora tanto ed è la prima chiave di volta nel rapporto tra area sanitaria e tecnica: fortunatamente con il professor Coratti ed i collaboratori Cacciapuoti e De Felice c’è una collaborazione che va oltre il quotidiano, sui giocatori nuovi sulla base di una serie di test atletici e medici c’è un interscambio quotidiano, spesso sono loro a chiederci se conviene fare un allenamento di forza o diverso. Certo ci vuole anche la capacità e l’intelligenza di sapersi adattare, se ognuno rimane sulle proprie posizioni l’obiettivo comune può venire meno. Cos’è il Napoli per me? Ho iniziato nel 2003, poi dopo qualche anno nel settore giovanile sono tornato con la prima squadra e sono responsabile dal 2019. Noi abbiamo studiato per arrivare fin qui, l’imprinting dell’università in una serie di problematiche ti aiuta tanto. La medicina va avanti e noi ci aggiorniamo. Da tifoso dico spesso che dobbiamo rimanere lucidi, altrimenti certe decisioni in situazioni limite possono farti fare un passo più lungo nella gestione. Quasi nessun atleta si sveglia senza un fastidio la mattina, noi dobbiamo capire quanto può diventare un infortunio o un problema, anche grazie al loro feedback. Noi abbiamo vissuto l’anno dello scudetto, ma solo dopo la certezza del titolo siamo tornati un po’ tifosi».
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