Se potesse scegliere tra lo stesso Conte, Gasperini, Pioli e Italiano, su chi punterebbe?
“Andrei su Conte, per i motivi che ho appena spiegato. Anche gli altri allenatori, però, sono fortissimi. Gasperini è un grande tecnico che ha costruito negli anni, Italiano è un giovane mergente. Bisognerebbe capire quali sono gli obiettivi, se immediati o nel futuro. Ad oggi, però, Antonio è la migliore figura per il Napoli”
Perché Pioli è così criticato a Milano?
“Purtroppo, è il sistema calcio italiano che è sbagliato. Ha vinto un campionato quando nessuno se lo aspettava. Comprendo la voglia di un tifoso di ripetersi, ma quello di Pioli è stato un grande lavoro. Poi, possiamo parlare del fatto che in Italia i cicli finiscono, anche dopo poco. In Inghilterra gli allenatori durano una vita mentre il nostro sistema è questo”
È tra quelli che crede sia meglio ripartire da zero oppure la Conference League è una competizione a cui si deve sempre puntare?
“E’ un trofeo europeo, e porta incassi. Certo, se non si dovesse centrare questo obiettivo, si potrebbe pensare di ripartire da zero. Resto dell’idea, però, che le competizioni europee vadano sempre giocate”
Cosa manca a Vincenzo Italiano per essere preso in considerazione da un top club?
“Non gli manca nulla. Come dice Guardiola, non sempre chi vince è il migliore. La bravura è anche quella di prendere allenatori che hanno fatto meno bene o, soprattutto, quelli che hanno fatto il massimo in base al materiale a disposizione. Oggi, va preso un allenatore che ha dimostrato un’idea ben chiara, come Italiano, e va costruito un futuro con quel tecnico. Lo stesso De Zerbi, dopo le avventure poco fortunate a Palermo e Benevento, ha dimostrato poi le sue qualità”
È solo un caso che le stagioni di Bari e Napoli, proprietà della famiglia De Laurentiis, siano state così deludenti, oppure può esserci stata la convinzione che si potesse gestire in maniera diversa dopo il tricolore degli azzurri?
“Forse, ci si aspettava che le cose, al Napoli, fossero più semplici. Le cose non sono andate così. Bari, però, è un caso a parte. La squadra si è trovata per un secondo in Serie A. Subentrano questioni psicologiche, fattori diversi. Al di là della proprietà De Laurentiis, bisogna saper scindere e individuare le reali cause di una stagione deludente”
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