“La storia parte da quando giocavo a Perugia l’anno prima, la scelta di andarmene perché non mi fecero raggiungere un premio sulle presenze. Eppure partii con loro a Gubbio con Colantuono, finché Marino, che mi conosceva bene, non chiese a Gatti di me visto che avevamo giocato insieme. Fabio confermò che ero uno dei migliori difensori con cui avesse mai giocato, e Pierpaolo sapeva bene quelle che erano le mie qualità. Napoli una delle più importanti squadre d’Italia, e non avrei mai potuto dire di no a questa piazza, non accettai la categoria ma una realtà dove sposi una città. Però sbagliai perché venni con la formula del prestito, ma era la scelta migliore della mia carriera, all’epoca ero all’apice e ma ci sarei venuto anche in Eccellenza”.
26 settembre 2004! Che ricordi hai di quella giornata e quale emozione hai provato a segnare il primo gol di questa nuova era azzurra?
“Mi ha riempito di gioia. Quel giorno ho capito realmente la dimensione Napoli. Quel giorno ho sbloccato le marcature della nuova era De Laurentiis, uno stadio stracolmo per una partita di C era una cosa inenarrabile. Fu un giorno bellissimo perché poi pareggiai dopo il gol del Cittadella, e quindi lì emozioni forti che ancora rivivo periodicamente”.
Vent’anni dopo, quali sensazioni hai di questo Napoli e guardando indietro quanto orgoglio nell’aver fatto parte di questa storia e di questo viaggio?
“Dopo vent’anni i tifosi ricordano ancora questa data di una nuova era. Sono felice di essere stato io a mettere il primo mattone di un percorso bellissimo e ne vado orgoglioso perché far parte della storia di una piazza come Napoli non è da tutti”.
Che ricordi hai di Napoli e quanto sei legato a questa terra e a questa piazza calcistica?
“Città e piazza mi sono rimaste come un legame forte, come i tifosi sono innamorati della propria squadra. Se mi fermo a riflettere sono il milionesimo giocatore di questa squadra, e mi riempie di gioia perché la capacità dei tifosi di innamorarsi della propria squadra e dei suoi giocatori mi emoziona e mi inorgoglisce. Dopo tutti questi anni la gente ancora mi riconosce e mi chiama, e questa è una gioia immensa che conservo sempre nel mio cuore”.
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