Qual è il rapporto tra Davide Ancelotti e Carlo? "In gruppo, in allenamento, quando siamo davanti ai giocatori, mi rivolgo a lui come allenatore. Ma quando siamo in una riunione dello staff tecnico o in una riunione da soli, lo chiamo papà. Lo faccio in modo del tutto naturale e sono molto duro con lui. Passo perché voglio sfidare lui. Sono come un figlio con suo padre. Immagino che tu e tuo padre non avrete molti problemi quando vorrete dirgli qualcosa. Questo è un vantaggio per un secondo perché non ho quella barriera che può avere un secondo allenatore con il primo".
"Sono molto provocatorio con mio padre, con le sue idee e ciò che pensa. E anche il resto dello staff tecnico è così. Abbiamo questo rapporto con lui che risale a molto tempo fa. Francesco, l'altro assistente, è come se fosse suo nipote. È figlio di Giovanni Mauri, che ha lavorato con lui per vent'anni, e Francesco è entrato nello staff tecnico insieme a me. Non abbiamo problemi a discutere con lui".
Cosa rappresenta la figura del secondo allenatore?"La figura dello staff tecnico e, soprattutto, quella di un secondo, deve essere una figura molto impegnativa. Lascia che metta in discussione qualsiasi cosa finché non viene raggiunta una decisione. È lì che finisce il mio lavoro. Poi capisco benissimo quando c'è spazio o meno per disturbare mio padre, ma l'importante è che abbia maturato questa decisione soppesando il parere mio e del resto dei presenti".
Una decisione sbagliata tua o di qualche membro dello staff tecnico, presa da Carlo, e poi rimproverata o data per tua?"No, per niente. Una volta presa la decisione, viene rispettata. La decisione la prende lui. Lui è il più responsabile. Non viene mai fatto nulla di ciò che dico e su cui lui non è d'accordo. Ciò non accade".
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