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Cucchi: “Garcia non è Spalletti, i tifosi del Napoli devono capire una cosa”

Cucchi: “Garcia non è Spalletti, i tifosi del Napoli devono capire una cosa” - immagine 1
Il noto giornalista ha commentato le ultime vicende in casa Napoli
Giovanni Montuori

Riccardo Cucchi, storico radiocronista RAI, è intervenuto a Marte Sport Live, condotta da Emanuela Castelli, in onda su Radio Marte:

“Napoli spallettiano con l’Udinese? Ci vuole un po’ di pazienza: capisco la voglia dei tifosi del Napoli di rivedere quello splendido gioiello che è stato il Napoli della passata stagione, ma quello che il campo ci andava raccontando prima della gara di ieri sembrava alquanto bugiardo. A me sembrava impossibile pensare ad una involuzione così evidente da parte della squadra, che sostanzialmente ha mantenuto gli stessi interpreti con l’unica eccezione - importante - di Kim. Anch’io ho faticato a capire perché ci fosse stato questo avvio di campionato così discontinuo: è evidente che ci sia stato un passaggio importante in panchina. Garcia non è Spalletti, sono due tecnici completamente diversi. Inoltre la squadra è sottoposta ad una pressione diversa e c’è bisogno di tempo affinché i giocatori conoscano e si adattino al loro nuovo allenatore, ma il campo ieri ha dato un segnale importante.


Chiarimento squadra-Garcia prima dell’Udinese per cambiare registro? Le dichiarazioni di Kvaratskhelia squarciano il velo intorno a quello che è accaduto in queste settimane. Garcia non è un allenatore difensivista, ma ha un’idea di calcio diversa da Spalletti, che a Napoli aveva trovato un’intesa straordinaria con i calciatori, ai quali forse veniva lasciata una certa libertà d’espressione all’interno di uno schema di gioco preciso, libertà che forse con Garcia fino alla scorsa partita non c’era stata. La lettura difensiva della gara del tecnico francese è molto diversa da quella insegnata ai suoi calciatori da Spalletti. Questo chiarimento credo sia stato molto importante ed abbia fatto comprendere a Garcia che questa macchina meravigliosa non debba essere toccata troppo: certo si può migliorare sempre, ma cambiarla in modo radicale può essere insidioso.

C’è da precisare che, se è vero che il Napoli non aveva offerto fino all’Udinese prestazioni all’altezza della passata stagione, è anche vero che non era stato molto sfortunato: a fronte delle tante occasioni create, c’erano state ben poche realizzazioni, con tanti errori sottoporta. Errori dettati da una condizione mentale non ottimale dovuta anche alla perdita della figura carismatica di Spalletti o solo casualità? Io conosco bene Garcia, è uomo intelligente, signorile, un tecnico con la sua idea di calcio. Sarebbe stato difficile per tutti ereditare un Napoli che aveva incantato per il suo modo di giocare e provare ad apportare cambiamenti o innovazioni, lo è stato anche per Garcia confrontarsi con calciatori che conoscevano a memoria un modo di giocare collaudato. Affare Osimhen-Tik Tok, c’entra il rinnovo? La vicenda di Osimhen mi conferma ancora una volta il cambiamento epocale rispetto al rapporto tra i social e il giornalismo. Oggi i social hanno un potere molto più consistente rispetto a quello dei giornalisti, essendo in grado di modificare umori e rapporti di forza e condizionare anche il mondo del calcio. Basta un Tik Tok qualunque per creare un pandemonio. È evidente che il Napoli non volesse offendere Osimhen, patrimonio della società che De Laurentiis protegge e vuole coltivare. Il Napoli non deve rassegnarsi che lo scudetto della passata stagione sia un punto di arrivo: dev’essere piuttosto un punto di inizio per aprire un ciclo, di cui Osimhen deve rimanere un punto fermo, esattamente come Kvaratskhelia”.

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