La chiamata della Nazionale? Avevo appena lasciato la Juventus, era una chiamata inaspettata: Tavecchio era molto convinto e penso che quella sua perseveranza, la determinazione nel volermi in Nazionale, il desiderio di realizzare quel matrimonio mi colpirono molto. Quando sento dall'altra volta che c'è voglia di sposarmi, mi entusiasmo molto. Cambio mentalità? Giusto portare la propria passione e determinazione quando andiamo a lavorare in una Nazionale o in un club. Io mi sono trovato in tutte e due le posizioni, vivendo le situazioni riesci a capire tante cose e sei più elastico.. La Nazionale ha bisogno dei suoi spazi, penso che le Nazionali che alla fine vincono sono quelle che riescono a costruire una squadra"
L'addio dopo l'Europeo del 2016? E' stato difficile staccarmi da quei giocatori, ma da tutto l'ambiente. Si era creata una vera famiglia e questo ci aveva aiutato a superare il fatto che non fosse una nazionale fortissima, ma la voglia di dimostrare che non eravamo inferiori agli altri aveva equilibrato le cose. Prima degli Europei, a gennaio, avevo manifestato al presidente la voglia di tornare ad allenare un club, ad aprile poi avevo firmato con il Chelsea. Sono convinto che se non avessi firmato quel contratto e avessi dovuto decidere in quel momento, non avrei mai e poi mai lasciato quel gruppo. Si era creato un rapporto troppo forte tra noi e non me la sarei sentita"
Alla fine però tutti nella vita abbiamo un percorso. Sono andato via dalla Juventus e ho incontrato la nazionale che mi ha dato grandi emozioni, poi sono andato in Inghilterra e ho vinto Premier League e FA Cup. Diciamo che in tutte le situazioni ci possono essere dei rimpianti, ma quello che è arrivato dopo è stato bello ed entusiasmante"
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