A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto il professor Corrado Saccone, già preparatore atletico del Napoli. Di seguito, un estratto dell’intervista.
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interviste
Saccone: “Rosa corta? No, il Napoli è competitivo ugualmente. Sul lavoro di Conte…”
Saccone: "Napoli primo in classifica? Il segreto è il lavoro di Conte"
—Ultima giornata di Champions: qual è il bilancio delle italiane?
"Si tratta di una competizione molto difficile. Alla fine, è una manifestazione abbastanza lineare: le squadre più forti arrivano fino in fondo. Non è mai semplice vincere e nemmeno ottenere risultati importanti con costanza. Sono partite molto diverse rispetto a quelle del campionato. Tuttavia, credo che le squadre italiane non si siano comportate male. Vedo che, secondo i bookmakers, l’Inter non è così sfavorita per la vittoria finale. La squadra di Inzaghi, negli ultimi anni, ha dimostrato di essere una squadra competitiva. Secondo me, ha tutte le possibilità di arrivare fino in fondo. Sarebbe un grande risultato per il calcio italiano portare una squadra in finale e magari vincere una coppa. Sarebbe un traguardo importante per il movimento calcistico nazionale. Io, da italiano, spero che l'Inter possa riuscirci."
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Il Napoli è primo in classifica, nonostante l’Inter sia probabilmente più forte sulla carta. Qual è il segreto di questa squadra?
"Conte ha costruito una squadra molto performante, mixando i giocatori della scorsa stagione con i nuovi innesti. Conosce il valore del gruppo e riesce a dare quel qualcosa in più. Anche se l’anno scorso il Napoli non è stato brillante, due anni fa questo gruppo ha vinto lo scudetto. Non è certo una squadra di basso livello. Il Napoli ha tutte le carte in regola per puntare in alto anche quest’anno. Inoltre, Conte è un allenatore che dà sempre un valore aggiunto."
Questo valore aggiunto si riscontra anche nella condizione atletica della squadra?
"Conte ha una mentalità improntata sul lavoro. Mi viene in mente una frase del grande Pietro Mennea: ‘Se potessi tornare indietro, invece di allenarmi cinque ore al giorno, mi allenerei otto ore al giorno’. Il lavoro è fondamentale. Conte è uno che lavora tanto e fa lavorare tanto la squadra. I giocatori stanno rispondendo bene e questo, ovviamente, si riflette anche nella preparazione atletica. Di conseguenza, il Napoli sta raccogliendo i frutti di questo impegno."
Lei ha vissuto quattro edizioni della Champions League con il Napoli, oltre a qualche partecipazione in Europa League. Ai tempi di Mazzarri, la squadra si basava sui cosiddetti 'titolarissimi'. Oggi, con l'addio di Kvaratskhelia, il Napoli è alla ricerca spasmodica di rinforzi. Per le 16 partite che restano, la rosa è troppo corta?
"Non credo che il Napoli abbia una rosa limitata. Ogni allenatore cerca sempre qualcosa in più per avere alternative, ma la squadra è comunque completa e profonda. Certo, Kvaratskhelia è stata una grande perdita, ma non mi sembra che il Napoli abbia sofferto troppo dopo la sua uscita dalla rosa. È un giocatore importante, ma nessun calciatore è indispensabile. Anche nei primi anni di Maradona il Napoli non ha vinto subito lo scudetto. Il singolo non fa la vittoria, è la squadra che conta. Se si pensa al futuro, può essere utile acquistare un altro giocatore, ma il Napoli ha già una rosa competitiva. Con l’Inter impegnata su più fronti, può sfruttare la situazione per arrivare fino in fondo."
Saccone: "Tre giorni di riposo? Un premio, ma anche una necessità"
—Mazzarri, pur puntando su pochi giocatori, non si è mai lamentato della rosa ridotta. È corretto?
"Sì, è vero. Nell'ultima stagione di Mazzarri al Napoli, la squadra arrivò seconda in campionato giocando praticamente con tredici titolari. Gli altri facevano pochi minuti. Ma va detto che il calcio di allora era diverso. Oggi le cose sono cambiate, anche per via delle cinque sostituzioni. È impensabile affrontare un’intera stagione con così pochi giocatori. Dopo il Covid, il calcio è cambiato profondamente, e oggi avere una rosa ampia è indispensabile. Le cinque sostituzioni, oltre ai ritmi di gioco di Conte, necessitano di una rosa profonda. Il Napoli di Conte sembra avere ritmi più simili a quelli di una squadra inglese che a quelli di una squadra italiana, è una questione di mentalità. Conte ha portato un approccio anglosassone: si corre fino allo sfinimento, poi si viene sostituiti. Il calcio ormai va in questa direzione. Non si può più pensare a un gruppo ristretto di titolari con gli altri che restano a guardare. Anche chi sta in panchina è fondamentale. Ci sono giocatori che, pur essendo riserve, giocherebbero tranquillamente in altre squadre. Questo fa la differenza."
Per la prima volta in stagione, Conte ha concesso tre giorni di riposo alla squadra dopo la vittoria contro la Juventus. È un premio o un segnale preoccupante?
"No, non è preoccupante. Può essere un premio, ma anche una necessità per ricaricare le batterie. Nel 2019 ho vinto un campionato in Albania con il Partizani, che non vinceva da 26 anni. Durante la stagione, ho concesso quattro volte tre giorni di riposo perché la squadra ne aveva bisogno dopo partite incredibili. È un riconoscimento, ma anche un'esigenza per mantenere alta la concentrazione. Il Napoli non è un ambiente pesante, ma ogni tanto è importante staccare e rigenerarsi con la famiglia. Secondo me, Conte ha fatto benissimo a concedere questi giorni di riposo."
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