La riprova che certe frasi non sono affatto frutto dell’improvvisazione è data dalla sintesi proposta qua e là in seguito alle parole contiane. Nei migliori e peggiori Bar Sport non si dice “Evviva Conte che vuole un regolamento più corretto per il bene del giuoco e di tutti noi!” ma “Marotta lig! L’Inter rubbba!” (con tre B).
Del resto se vuoi lanciare un messaggio “puro” lo fai a mente fredda e nei luoghi adatti, se invece intendi mettere pressione al tuo avversario - magari quello che ritieni più competitivo in ottica scudetto - allora alludi e alludi e alludi. “Il retropensiero...”, come no.
Dalle ore 23 di domenica sera non si è fatto altro che parlare di uno strampalato “Caso Nazionale”, ovvero quello di un rigore assegnato dopo aver applicato correttamente il protocollo in essere. Oh, può piacere o no (al sottoscritto per esempio piace pochissimo), ma a San Siro i varisti hanno fatto esattamente quello che prevede il regolamento. Discorso molto diverso a Bergamo, laddove la super Atalanta (squadra fortissima) contro l’Udinese è stata agevolata dalla mancata applicazione del suddetto protocollo (non si sono accorti di un fallo di mano atalantino visibile anche da Bergamo Alta).
Ecco, sapete quanto si è parlato di questa che, sì, è stata un’ingiustizia? Cinque minuti, del resto son tutti concentrati su Antonio e il suo discorso alla nazione, quello che - toh... - si è “scordato” di fare subito dopo Empoli-Napoli 0-1, partita vinta grazie a un rigore dubbio, almeno tanto quanto quello assegnato per intervento su Dumfries. Siamo, insomma, al paradosso: è diventato “caso” l’aver applicato con correttezza il protocollo. L’Italia è un Paese unico, a tratti visionario e Antonio Conte lo sa bene. Eccome se lo sa”.
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