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Conte alla Lega A: “Giocatori egoisti? Non ci vado d’accordo. Ecco perché ho scelto Napoli”

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Una lunga chiacchierata a cuore aperto per il tecnico pugliese
Alex Iozzi

Antonio Conte, allenatore del Napoli, si è concesso per un'intervista ai microfoni dei canali ufficiale della Lega Serie A.

"L'importante è riuscire ad emozionare le persone", le parole di Conte ai canali ufficiali della Lega Serie A

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Di seguito quanto dichiarato:

Quanto le mancava il calcio italiano?

"Mi mancava il calcio in generale. A prescindere dal campionato italiano o estero, ogni tanto noi abbiamo bisogno di staccare la spina. Anche perché, chi vive il calcio in questa maniera come lo faccio io, con grande passione, dando al calcio tantissime ore della giornata, ogni tanto ha bisogno di dissetare, rifiatare, staccare e poi ributtarsi in una nuova esperienza. Adesso ho grande energia e sono molto carico: mi mancava il calcio in generale".


Qual è il motivo per cui ha scelto Napoli ed il Napoli?

"Ho visto Napoli come una sfida vincente, come un’opportunità importante per me di vivere una città che è meravigliosa, di vivere una città con un tifoso passionale, che vive di calcio, che va a dormire con il calcio in testa e si alza con il calcio in testa. Sicuramente è una sfida molto difficile, questo è fuori dubbio. Penso, però, di essere nel pieno della maturità per affrontare questa grande sfida, perché ci vuole tanta forza, voglia ed entusiasmo. Napoli è una bellissima piazza e molto esigente".

Lei è stato bravissimo a riportare in alto squadre che hanno vissuto un momento delicato. Sarà così anche per il Napoli?

"Me lo auguro sicuramente. La mia storia dice questo, che sono arrivato sempre in situazioni dove non ho mai trovato una macchina pronta per poter gareggiare in prima fila. Sono dovuto sempre risalire su auto da resettare e partire da 4-5 fila per poi migliorare e poi sovvertire un po’ i pronostici".

Quando arrivi in una nuova squadra, qual è l’aspetto determinante per entrare nella testa dei calciatori?

"L’aspetto determinante è il 'noi': deve sparire l’'io' e l’egoismo. Con il singolo non vai da nessuna parte, è la squadra che ti porta a vincere o perdere. È ovvio che in una squadra hai giocatori di talento e devi esaltarli, ma sempre per il bene di essa. Devi eliminare quel tipo di giocatori che lavorano con l’'io', perché io non ci vado d’accordo".

"Amma’ faticà" è diventato il motto per caricare la sua nuova squadra…

"È un motto che mi porto sempre dietro. Ricordo benissimo che i giornalisti inglesi alla mia prima conferenza al Chelsea non so quante volte contarono le parola 'lavoro' e 'lavorare': rimasero sorpresi. Non ho detto niente di diverso: noi dobbiamo lavorare e l’unico modo che conosco per arrivare al successo è attraverso il lavoro. È un percorso da fare e dove dobbiamo essere bravi, disciplinati e credere in quello che stiamo facendo, anche nei momenti di difficoltà".

Agnelli alla Juve, Zhang all’Inter e De Laurentiis al Napoli. Sono i suoi ultimi tre presidenti in Italia, è più facile confrontarsi con chi sa come si vince o è più difficile?

"La storia è importante in generale, perché a volte sulla storia può esserci della polvere sopra, ma può darti una grossa mano. Ho avuto il piacere di avere due presidenti molto giovani che hanno vinto e l’hanno fatto per la prima volta con me, perché non ci erano mai riusciti. Abbiamo scritto la storia insieme, mi riferisco ad Agnelli e Zhang. Il presidente De Laurentiis ha vinto due anni fa uno Scudetto. Come in tutte le esperienze precedenti, metterò sempre a disposizione la mia passione, le mie esperienze e le mie competenze per aiutare il più possibile. Sapete che vince una sola, ma si può costruire qualcosa di buono per il futuro anche senza vincere".

Più importante l’arrivo dei singoli o il lavoro sul collettivo dopo un’annata come lo scorso anno?

"Non è un mio discorso personale quello secondo cui le migliori difese vincono i campionati, basta guardare l’Inter l’anno scorso. Difficilmente chi vince qualcosa di importante non concede tanto. Allo stesso modo, sicuramente, poi devi avere il primo o il secondo miglior attacco anche: bisogna essere molto bilanciati ed equilibrati. Se non sei bilanciato in entrambe le cose, non vincerai mai niente".

Come vorrebbe che venisse ricordato tra qualche anno Antonio Conte?

"L’importante è riuscire ad emozionare le persone. Se dai tutto, la gente si ricorderà di te, di quello che hai fatto. Poi è chiaro che, quando cambi squadra, è sempre un po’ particolare per un tifoso, ma noi dobbiamo essere ricordati per aver dato tutto per la maglia e per il club".

Si dice spesso che i cicli di Conte sono massimo triennali, a Napoli può essere diverso?

"Questo non lo posso dire. Tanti allenatori dicono che, dopo tre anni, o cambi allenatore oppure cambi tutti i calciatori. Allenatori che hanno fatto la storia del calcio dicono questo. Ma è chiaro che, quando inizi un ciclo, vuoi e speri che duri più a lungo possibile, anche perché, quando lavori, costruisci tanto e lasci una bella eredità agli altri".

Chi vince lo Scudetto?

"Sono molto concentrato su di noi. Non voglio fare griglie o dire chi vince. Stiamo costruendo a Napoli qualcosa di importante: dobbiamo parlare poco e fare tanti fatti. I fatti si fanno vedendo a Castel Volturno ogni giorno, dando il massimo".