Le proposte che tutti dovrebbero portare sui tavoli istituzionali sono le seguenti. Prima di tutto i tornei in Europa devono essere armonizzati e ridotti a 18 squadre, 20 sono troppe. I campionati non devono giocare di mercoledì. Si potrebbe passare a 16 squadre, di cui 4 fanno i play off e 4 i play out. Molti dubitano su questo, ma nell’NBA questo problema non se lo pongono. Perché chi vince il campionato non deve vincere lo scudetto? Forse, per la four season non abbiamo la cultura giusta. Questa proposta eliminiamola, per il momento.
La seconda proposta è quella del torneo di apertura e del torneo di chiusura, così come fanno in Argentina. È una proposta rivoluzionaria che significa che le nazionali non si devono vedere fino al mese di dicembre. La finestra di gennaio va chiusa dopo la prima partita di febbraio e le squadre hanno la possibilità di rimediare alle problematiche di infortuni e non ci sono campionati falsati.
Le nazionali devono avere due finestre per giocare: quella di gennaio e quella di giugno. Entro giugno si giocano le nazionali, a luglio i calciatori vanno in ferie e i giocatori hanno 15 giorni ad Agosto possono preparare le partite di inizio campionato. In tal modo si giocano 34 partite di campionato, 5 partite di Coppa Italia e 10 partite di coppa europea. Sono 55 partite senza nazionali, con le nazionali si arriva a 65. Il range va da 45 a 65 ed è assolutamente accettabile. Le finestre di mercato conciliano con gli impegni delle nazionali e tutto si può riparare.
A chi crede che il problema degli infortuni non sia importante replicò così: l'attuale svolgimento dei tornei europei manca di rispetto alla regolarità dei campionati. Manca di rispetto anche al pubblico poiché si hanno giocatori stanchi e infortunati e non c’è spettacolo. Per avere grandi partite c’è bisogno di giocatori sani. Non è giusto che i club debbano pagare cifre esorbitanti per avere rose stellate per poi avere dei giocatori infortunati.
Per aumentare i ricavi si gioca di più, diminuendo la qualità dello spettacolo e ciò stanca anche il pubblico. Il calcio è diventato per pochi. Il prodotto ha appeal quando ha un senso, non quando viene svenduto. Il calcio deve avere un senso, senza svalutare il prodotto e tutelando la salute degli atleti.
Siamo al populismo becero e alla mancanza di comprensione dei contratti di lavoro. “Se i giocatori non vogliono, si abbassino lo stipendio!”. I giocatori hanno un diritto anche se sono ricchi e quello della salute non lo si può non concedere!".
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