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Ruffo sul caso ultras: “Non sono sorpreso! Ecco le possibili conseguenze”

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Il giornalista Rai ha parlato del caso ultras
Alessandro Giglio

Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, è intervenuto il giornalista della Rai, Federico Ruffo. Di seguito le sue parole:

Ruffo: "Non sono per niente sorpreso sul caso ultras"

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"I fatti risalgono al 2019 quando come inviato di Report mi sono occupato dei casi legati ai filoni delle tifoserie. Il caso più celebre è stato quello che riguarda le curve della Juventus, su cui ho ricevuto numerose accuse da parte dei tifosi bianconeri. Non sono sorpreso, la situazione era questa già cinque anni fa. Abbiamo lavorato a lungo sui casi degli ultras di Inter e Milan e tra i nomi c’erano proprio quelli di Luca Lucci e di tutti i suoi fedelissimi. Luca Lucci è il boss indiscusso della curva rossonera, che lui ha ereditato dal padrino Gianfranco Lombardi, detto "Sandokan". Ha deciso che in curva ci dovesse essere solo il suo gruppo di ultras e da lì si è preso il business dei biglietti. La procura li ha ascoltati al telefono e si è resa conto che gli ultras percepivano dei soldi dai biglietti che la società gli dava e che poi da loro venivano venduti. I soldi percepiti dagli ultras servivano per finanziare la realizzazione di un film “L’Ultimo Ultras”, girato del regista romano Stefano Calvagna, che è da sempre ultras della Lazio e vicino a Fabrizio Toffolo. Il punto è che gli attori del film erano gli stessi ultras. Il co-protagonista è stato proprio lo stesso Gianfranco Lombardi che fa la parte del cattivo, mentre il buono è interpretato da Stefano Calvani.


Lobby italiana? No, è un’associazione a delinquere e ce ne sono tante. Da questa vicenda emerge che gli Ultras di Inter e Milan stanno consorziando poiché le squadre giocano nello stesso stadio. Per quello che ci risulta, soltanto i Presidenti Lotito e De Laurentiis non hanno voluto interloquire con la curva. Tutte le altre società hanno da sempre subito le tifoserie. Alla base dei fatti c’è il concetto che nel diritto sportivo è denominato “Responsabilità oggettiva”, ovvero che la società è responsabile di quello che fanno i suoi tifosi. Le società sono ricattabili in questo senso, ma hanno il libero arbitrio di denunciare i fatti. Questi personaggi non operano solo nei contesti degli stadi, perciò c’è una particolare attenzione nei loro confronti da parte degli investigatori. L'inchiesta è stata aperta da indagini che sono state effettuate su fatti esterni al calcio, non dalla denuncia da parte delle società di Inter e Milan. Se fosse stato per loro non ci sarebbero mai arrivati.

Conseguenze dalla Giustizia ordinaria? Dipende dai dirigenti. C’è stato un precedente legato alla Juventus quando si accorsero che i clan della ‘ndrangheta erano in affari con i clan della Juventus. La Juventus non fu parte lesa, ma ci furono delle squalifiche sportive nei confronti dell’allora Presidente della Juventus Andrea Agnelli, del responsabile della sicurezza Alessandro D’Angelo e del responsabile della biglietteria. La condanna sportiva ad Agnelli si ridusse a tre mesi, una multa quasi insignificante mentre D’Angelo e il responsabile della biglietteria non erano perseguibili poiché la procura sportiva non poteva procedere su di loro quindi la condanna fu annullata. La questione è politica, non penale e civile. Non puoi far percepire che il tifo organizzato è parte della società. C’è una foto che ritrae un ultras dell'Inter che ha in mano la Coppa Italia appena vinta dai nerazzurri. Chi gliel’ha data? Quando da dirigente non sai come rapportarti con queste persone sembra che sia normale dare i biglietti. È surreale! Forse si deve riformare l’istituto della responsabilità oggettiva, altrimenti saremo sempre ricattabili".