Nel corso della trasmissione Radio Goal in onda su Radio Kiss Kiss Napoli è intervenuto Nicola Mora. L'allenatore ha parlato della sua esperienza a Napoli, ricordando alcuni aneddoti, ma anche della squadra di Conte in lotta per lo scudetto. A seguire le sue parole.


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Mora: “Il Napoli deve pensare a sé stesso. Cannavaro il più forte con cui ho giocato”
Mora: "Il Napoli deve pensare a sé stesso. Cannavaro il più forte con cui ho giocato"
—Sulla lotta scudetto: “Il Napoli deve pensare a vincere le proprie gare e sperare che l’Inter affronti momenti non semplici. Il Bayern Monaco non è un avversario facile così come non lo sarà il Milan nel ritorno della semifinale di Coppa Italia. Inter-Parma? Sarà una gara difficile per il Parma che non vive un momento felice, ci aspettiamo che possa fare una partita maschia e rendere difficile la vita all’Inter. Ci auguriamo possa far risultato, ma vedendo numeri e rose la vedo difficile.
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Sul suo passato al Parma: "Il mio passato al Parma? C’era una squadra allucinante, io avevo diciassette anni e fui notato da Ancelotti che mi portò in prima squadra. Ho esordito ad Udine grazie ad un infortunio di Sensini. Ho conosciuto grandissimi giocatori che ancora sento. Ancelotti? Un grandissimo uomo, era all’inizio della sua carriera ma faceva capire che sarebbe diventato un grande. Gestiva al meglio tutti quei campioni del Parma, ho avuto una fortuna enorme di essere stato lanciato da lui nel calcio che conta".
Su Ulivieri e Novellino: "Io al Napoli con Ulivieri e Novellino? Il primo anno non andò benissimo perché con Ulivieri volevamo tornare in A, poi ci siamo riusciti con Novellino. E’ difficile raccontare cosa provavo a diciannove anni quando indossavo quella maglia gloriosa. Con Novellino facemmo una grande scalata ed abbiamo riportato il Napoli dov’è giusto che fosse".
Sul suo approdo al Napoli: "Il Napoli di De Laurentiis e il mio ritorno in C? Era impossibile dire di no al Napoli, mi chiamò Marino e mi chiese di raggiungerlo. Io partì di notte, firmai il contratto a Milano e poi andai a Paestum. Quando ti chiama Napoli non puoi rifiutare. Non è mai stato un campionato di Serie C perché giocavamo sempre davanti a 60mila persone al San Paolo. Fu una grandissima cavalcata rovinata dalla finale di ritorno ad Avellino. Prima c’era più legame con la maglia, avevo un contratto più remunerativo al Bari, ma non ci ho pensato due volte e son tornato a Napoli. Non abbiamo vinto al primo anno e quindi cambiarono la squadra e quindi andai via. Ferlaino e De Laurentiis? Sono due persone che hanno dato tanto a Napoli. Ebbi la fortuna di conoscere l’ingegnere, l’ho rivisto anche poco tempo fa. Veniva spesso a Soccavo a vedere gli allenamenti, si prodigava per il Napoli e poi ha il merito di aver portato a Napoli Diego Armando Maradona. De Laurentiis aveva visioni lungimiranti, voleva riportare il Napoli ad altissimi livelli. Ha un carattere diverso da Ferlaino, vive la napoletanità in maniera opposta".
Sul compagno di squadra più forte: "Il più forte col quale abbia giocato? Sono stato insieme a mostri sacri, ma Fabio Cannavaro a Parma era insuperabile. Ho giocato contro Ronaldo il Fenomeno, contro Totti, gente che quando affronti diventa difficile. A Napoli ho conosciuto tantissimi bravi ragazzi che m’hanno accompagnato nel percorso di vita. Cito solo Cannavaro perché mi aiutò tantissimo a crescere a Parma".
Sulla città: "La città di Napoli? Parma è bella, ma Napoli lo è di più. Mia moglie è napoletana, i miei figli anche. Era destino che vivessi qui, molti criticano la città perché non la conoscono e non la vivono. Napoli ha tantissimi pregi, qualche difetto, ma ogni giorno che esco di casa vedo sempre più i pregi e meno i difetti".
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