- Sei stato tra i protagonisti del primo ciclo di Mazzarri al Napoli. Cosa pensi del suo ritorno sulla panchina azzurra dopo 10 anni e quali sono le qualità dell’allenatore toscano che possono maggiormente aiutare la squadra a trovare continuità di risultati?
“Mazzarri dal punto di vista dell’organizzazione è sempre stato una garanzia, dal punto di vista anche della condivisione delle proprie idee rende partecipe la squadra di quello che fa, di quello che pensa, di quello che propone e credo che questa sia l’arma principale: motivare i calciatori e convincerli delle sue idee e non obbligare la squadra a fare qualcosa tatticamente, perché non è uno che obbliga, ma convince i giocatori a fare le scelte giuste”.
- Il Napoli ha acquistato Mazzocchi ed è a caccia degli innesti giusti nella finestra invernale di mercato. Quale tipologia di rinforzi sarebbe utile a rafforzare la rosa attuale?
“Il mercato di gennaio è sempre un po’ particolare, credo che il Napoli debba intervenire un po’ ma soprattutto deve far sì che a Napoli resti e arrivi chi ha voglia di far risalire in campionato questa squadra e lo voglia al 100%, senza un minimo di percentuale da concedere”.
- La Supercoppa Italiana può essere un obiettivo alla portata del Napoli?
“La Supercoppa deve essere un obiettivo del Napoli, come della Fiorentina e come delle altre, anche se è un format che a me personalmente non piace, perché si va proprio a stravolgere quella che è la meritocrazia e il senso di una competizione, tra l’altro poi fatta in Arabia Saudita, ma come capitò a me in Cina, la rende ancora più fredda e più insignificante per i tifosi”.
- Quali possono essere le prospettive e le ambizioni del Napoli nel girone di ritorno della Serie A?
“Le prospettive e le ambizioni del Napoli devono essere quelle di tornare in Champions League, il Napoli deve lottare per raggiungere un posto in Champions, credo sia questa l’attuale motivazione della squadra. Si è lì, si è in tanti e, quando si è in tanti, ci sono più possibilità perché non ci sono fughe, è tutto alla portata e quindi è da inseguire in primis quel risultato lì”.
- Da napoletano hai coronato il sogno di diventare calciatore, di indossare la maglia azzurra e di giocare da capitano nella squadra della tua città. Di questa straordinaria esperienza c’è un ricordo che più di tutti custodisci nel tuo cuore?
“Da napoletano ho coronato il sogno di indossare la fascia da capitano, a parte la maglia della squadra del mio cuore e della mia città, però il ricordo, che poi è l’unico che ho tatuato addosso e che metto sempre in primis, è quel famoso 10 giugno a Genova contro il Genoa, perché lì era la resurrezione, la rinascita di un club che voleva tornare a fare cose grandi e che doveva fare il primo step e quel giorno lì io lo metto sempre davanti a tutti, anche se ho avuto la fortuna di vincere un trofeo dopo 25 anni di buio assoluto, ma quel giorno lì a Genova è stato memorabile in tutti i sensi e per tutto ciò che è accaduto dopo”.
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