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interviste

Cannavaro: “Mazzarri sa come motivare i calciatori! Ho tatuato un ricordo speciale”

paolo cannavaro
Le parole dell'ex capitano del Napoli
Giovanni Montuori

Paolo Cannavaro, ex capitano del Napoli, ha rilasciato un'intervista a NapoliMagazine soffermandosi su Mazzarri e sulla situazione in casa azzurra.

Paolo Cannavaro su Mazzarri e situazione del Napoli

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Quali sono secondo te le cause del lungo periodo difficile attraversato dal Napoli?

"Credo che ci siano diverse cause. In primis la condizione fisica da inizio campionato che il Napoli non ha mai avuto rispetto alle altre squadre. Mentre l’anno scorso il Napoli era abituato a sovrastare anche fisicamente oltre che tecnicamente gli avversari, quest’anno si ritrova non solo a non avere quel dominio tecnico delle partite, ma anche fisicamente a concedere pure qualcosa all’avversario. Questa è una problematica. In secondo luogo, le cessioni fatte dal Napoli, qualcuna importantissima, qualcuna meno importante ma che ad oggi si rivela più importante di quello che sembrava. Malumori iniziali, dovuti anche al fatto che questa squadra era abituata a dominare le partite e si ritrova a fare un tipo di calcio totalmente diverso, dove spesso è capitato che gli avversari avessero il dominio tecnico nei confronti di una squadra che invece fino a tre mesi prima aveva comunque dominato in tutti i sensi. E poi sono nati un po’ di malumori, c’è stato un esonero che comunque per una squadra è sempre un piccolo fallimento. Queste sono secondo me le cause di questa annata del Napoli, fino a questo momento”.


- La ritrovata vittoria al Maradona contro la Salernitana può essere il primo passo per una risalita degli azzurri in campionato? Prima di affrontare il derby campano il Napoli ha trascorso alcuni giorni in ritiro per avere più tempo per lavorare sul campo e ritrovare le giuste motivazioni. Da ex calciatore e da ex capitano, quanto pensi possa giovare la soluzione di un ritiro ad una squadra che attraversa un momento di difficoltà?

“Il Napoli deve ritrovare lucidità e fluidità di gioco. Non penso sia questione di allenatore, ma molto anche di giocatori, perché calciatori che facevano comunque anche passaggi chiave, oggi sembra quasi che abbiano quel piccolo timore nel farli e cerchino la soluzione più facile e non quella più efficace. Io credo che questa sia una problematica che i giocatori stessi debbano risolvere, devono ritrovare quella serenità che avevano. Se fosse finita 1-1 o se avesse vinto la Salernitana, il ritiro sarebbe stato ritenuto deleterio, si è vinto e sembra che il ritiro possa aver aiutato. Il Napoli l’anno scorso ha vinto il campionato senza fare un giorno di ritiro. Quindi, sono purtroppo situazioni che nascono e, a volte, lo si fa più per compattare, per far condividere un po’ più di tempo insieme ai giocatori, visto che spesso ci sono dei cambi, dei nuovi arrivi, ci sono le Nazionali e allora magari si vede che il gruppo è un po’ poco omogeneo e quindi si manda la squadra in ritiro per ritrovare un po’ quell’armonia, ma né per punire né per ritrovare il gioco e non per ritrovare una condizione fisica, non lo puoi fare in questi giorni e, ripeto, il Napoli ha vinto un campionato di Serie A senza fare nemmeno un ritiro pregara in casa, quindi è un dettaglio”.

- Sei stato tra i protagonisti del primo ciclo di Mazzarri al Napoli. Cosa pensi del suo ritorno sulla panchina azzurra dopo 10 anni e quali sono le qualità dell’allenatore toscano che possono maggiormente aiutare la squadra a trovare continuità di risultati?

“Mazzarri dal punto di vista dell’organizzazione è sempre stato una garanzia, dal punto di vista anche della condivisione delle proprie idee rende partecipe la squadra di quello che fa, di quello che pensa, di quello che propone e credo che questa sia l’arma principale: motivare i calciatori e convincerli delle sue idee e non obbligare la squadra a fare qualcosa tatticamente, perché non è uno che obbliga, ma convince i giocatori a fare le scelte giuste”.

- Il Napoli ha acquistato Mazzocchi ed è a caccia degli innesti giusti nella finestra invernale di mercato. Quale tipologia di rinforzi sarebbe utile a rafforzare la rosa attuale?

“Il mercato di gennaio è sempre un po’ particolare, credo che il Napoli debba intervenire un po’ ma soprattutto deve far sì che a Napoli resti e arrivi chi ha voglia di far risalire in campionato questa squadra e lo voglia al 100%, senza un minimo di percentuale da concedere”.

- La Supercoppa Italiana può essere un obiettivo alla portata del Napoli?

“La Supercoppa deve essere un obiettivo del Napoli, come della Fiorentina e come delle altre, anche se è un format che a me personalmente non piace, perché si va proprio a stravolgere quella che è la meritocrazia e il senso di una competizione, tra l’altro poi fatta in Arabia Saudita, ma come capitò a me in Cina, la rende ancora più fredda e più insignificante per i tifosi”.

- Quali possono essere le prospettive e le ambizioni del Napoli nel girone di ritorno della Serie A?

“Le prospettive e le ambizioni del Napoli devono essere quelle di tornare in Champions League, il Napoli deve lottare per raggiungere un posto in Champions, credo sia questa l’attuale motivazione della squadra. Si è lì, si è in tanti e, quando si è in tanti, ci sono più possibilità perché non ci sono fughe, è tutto alla portata e quindi è da inseguire in primis quel risultato lì”.

- Da napoletano hai coronato il sogno di diventare calciatore, di indossare la maglia azzurra e di giocare da capitano nella squadra della tua città. Di questa straordinaria esperienza c’è un ricordo che più di tutti custodisci nel tuo cuore?

“Da napoletano ho coronato il sogno di indossare la fascia da capitano, a parte la maglia della squadra del mio cuore e della mia città, però il ricordo, che poi è l’unico che ho tatuato addosso e che metto sempre in primis, è quel famoso 10 giugno a Genova contro il Genoa, perché lì era la resurrezione, la rinascita di un club che voleva tornare a fare cose grandi e che doveva fare il primo step e quel giorno lì io lo metto sempre davanti a tutti, anche se ho avuto la fortuna di vincere un trofeo dopo 25 anni di buio assoluto, ma quel giorno lì a Genova è stato memorabile in tutti i sensi e per tutto ciò che è accaduto dopo”.

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