Con l’abolizione del Decreto Crescita crede potremo vedere più calciatori italiani?
“Non cambia niente. Il problema è nostro e non è inerente a questa legge. Dobbiamo insegnare ad essere uomini ai calciatori italiani. Oggi, i giovani hanno mille persone che gli parlano, non leggono nemmeno i contratti. Non hanno idea di che cosa voglia dire ed hanno bisogno di essere formati come uomini. Va cambiata completamente la mentalità. La tattica e la tecnica vengono soltanto dopo. Se non abbiamo degli uomini in campo, dove andiamo? Serve una cultura del lavoro, il rispetto, i valori. A quattordici anni, al Brescia, mi hanno insegnato il rispetto per chi mi paga, la società, e per i tifosi. Leggevo il contratto e sapevo di non poter andare in motorino, a giocare a tennis e tante altre cose. Sapete qual è la cosa peggior cosa? È che, da allenatore, quando entro in uno spogliatoio non mi confronto con dei calciatori, ma con delle aziende. Eppure, parliamo di uno sport di gruppo…”
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