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Cagliari-Napoli, la testimonianza di una tifosa sugli scontri: “10 minuti di terrore”

Cagliari-Napoli, la testimonianza di una tifosa sugli scontri: “10 minuti di terrore” - immagine 1
Parole che fanno accapponare la pelle quella di una donna - e madre - presente domenica scorsa all'Unipol Domus
Alex Iozzi

Scene a cui non vorremmo mai assistere durante una partita di calcio: con questo periodo potremmo riassumere gli spiacevoli accaduti verificatisi domenica scorsa durante Cagliari-Napoli, gara valevole per la 4ª giornata di Serie A e vinta dalla compagine azzurra con il risultato di 0-4. Immagini, quelle degli scontri tra le due tifoserie presenti all'Unipol Domus, non riprese dalle telecamere, ma di cui, grazie - soprattutto - ai social network, riusciamo ad avere testimonianza. Un'ulteriore di queste ci viene offerta da una tifosa, rimasta anonima, che ha scritto una lettera, riportata da L'Unione Sarda, portale d'informazione calcistico locale, all'interno della quale ella racconta la vicenda vista dagli occhi suoi e della propria famiglia.

"Il settore ospiti ci ha lanciato acqua e bottiglie", la testimonianza di una tifosa sugli episodi di Cagliari-Napoli

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Di seguito quanto evidenziato dal portale:

«Quello che è accaduto domenica durante la partita Cagliari-Napoli è stato veramente spiacevole. Non avendo potuto acquistare l'abbonamento, ogni volta con mio marito cerchiamo di acquistare dei biglietti o in distinti oppure in promozione, tipo quelli per l’ultima partita, ma non mi sarei mai aspettata di passare una serata così.


Ad inizio partita il settore ospiti ci ha lanciato acqua e bottiglie, per fortuna senza tappo. Più volte abbiamo chiesto che si intervenisse. Quei poveri steward non sapevano che fare, ci dicevano di stare calmi e che avevano avvisato la sicurezza. Era chiaro a tutti che la situazione stesse degenerando. 

Dopo il primo gol del Napoli hanno continuato, costringendo le famiglie con i bambini ad abbandonare le gradinate. Io ero ormai fradicia ed infreddolita ed ho chiamato io stessa il 112, perché non era più sopportabile. Oltre all’acqua arrivavano monetine, persino cicche di sigarette, un seggiolino, fino al lancio dei bengala e persino di un petardo. 

Sarebbe bastato un attimo per vedere gli ultras scavalcare l'inferriata e ci saremmo ritrovati queste persone assatanate in curva. Insomma, abbiamo passato 10 minuti di terrore. Io ho dovuto soccorrere un signore al quale era arrivato presumibilmente un bengala in testa che lo ha ferito e per qualche minuto ha perso pure i sensi. E i bambini? È stato giusto che abbiano dovuto abbandonare lo stadio? Un bambino deve assistere a queste cose? Io stessa non ho più seguito la partita, volevo solo andarmene a casa».