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L’ex d.s. Bigon: “De Laurentiis ha un pregio: sa ben riconoscere il capitale umano”

Mattia Fele

L'ex d.s. del Napoli si racconta a 1 Station

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Riccardo Bigon, ex direttore sportivo del Napoli. Focus del suo intervento il calciomercato del Napoli e il ruolo di direttore sportivo in generale nel calcio moderno, nel 2022.

Le parole di Bigon

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Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di IlSognoNelCuore.com:

"Mercato del Napoli? Credo che toccare gli equilibri dei calciatori titolari o degli altri presenti in rosa non abbia tanto senso, considerate le relazioni umane nate all'interno del gruppo. Forse andrebbe data un'occhiata alle seconde o le terze linee, e capire se si può alzare il livello intervenendo sul mercato. Ma andrebbero mosse una o due pedine per avere da loro qualcosina in più, ma toccare la sostanza della rosa del Napoli ad oggi risulterebbe inefficiente".

Sullo scouting di ADL

"Credo poco al caso, ho sempre individuato questa caratteristica come una delle principali possedute dal presidente, cioè quella di riconoscere le persone. È un imprenditore, è abile ad individuare prima il capitale umano di una persona, poi quello professionale. Ai miei tempi non era un esperto di calcio, ma era consapevole di questo e sapeva riconoscere il potenziale umano dei direttori sportivi e non solo. Questa sua dote è comune a tutto il suo percorso, vedi le diverse figure che lo hanno accompagnato in questi anni. I risultati gli hanno sempre dato ragione, anche se nella vita ci sono alti e bassi. Questa capacità va riconosciuta".

Sullo scovare talenti

"Dal punto di vista della ricerca del talento, si poteva pensare in passato di contare su uno scouting sviluppato. Ma ad oggi il monitoraggio di giovani talentuosi presenti nel mondo è una disponibilità comune. Tutti i club li hanno sotto controllo. Ma la vera difficoltà è nel riuscire a collocare il giocatore nella dimensione adeguata, per quanto concerne la piazza, gli obiettivi o le caratteristiche tecniche. Vedi Kvara, se fosse stato ingaggiato con Insigne ancora presente in rosa, non avrebbe avuto probabilmente lo stesso impatto. A volte non è solo il talento di un calciatore a fare la differenza, ma trovare la dimensione giusta nel quale inserirlo. Non è solo sapere se quel ragazzo è forte o meno, ma creare le condizioni affinché il talento emerga attraverso un bravo allenatore, un abile staff e tutti gli elementi per innescare il suo potenziale. A volte funziona ed altre no, ma in quel momento si evincono la bravura e la professionalità di direttore sportivo".

Sugli acquisti più importanti

"Non è facile rispondere a questo quesito. Diventa agevole dire Cavani, Mertens, Higuain, calciatori i quali hanno scritto la storia di un club. A me piace ricordare Ghoulam, è stata una scommessa, ma avrebbe potuto firmare anche per il Barcellona senza quegli infortuni. Anche Hickey a Bologna, un'operazione di mercato strana effettuata durante il Covid, l'avevo visto solo in televisione, anche lo scozzese fu una scommessa. E poi Jorginho, ebbe una storia particolare, poiché era approdato in Italia al Verona da soli sei mesi. Fu bravo Pecchia a mostrare il calciatore a Benitez, da un'idea non considerata giusta decidemmo poi di puntare sul suo potenziale".