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Bianchini: “Pronti a lanciare un progetto! Ho un aneddoto su Kim. Su tifosi e Scudetto…”

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Il CRO della SSC Napoli si è concesso per una lunga intervista ai canali ufficiali dell'IPE Business School
Alex Iozzi

Tommaso Bianchini, Chief Revenue Officer della SSC Napoli, si è concesso per un'intervista pubblicata sul canale YouTube dell'IPE Business School. Diverse le tematiche trattate durante il lungo colloquio: dal come gestire i ricavi di una società calcistica ai progetti futuri in qualità di CRO della società partenopea, passando per aneddoti risalenti all'annata Scudetto più recente (2022/23).

"È il responsabile per tutte le fonti di fatturato del club", Bianchini spiega la propria carica di Chief Revenue Officer della SSC Napoli

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Effettivamente, cosa fa una figura come lei all'interno di una società sportiva, ma soprattutto in quella del Napoli? "Vende sogni: è colui che ha ovviamente l'onere e l'onore di essere responsabile per tutte le fonti di fatturato del club, che fondamentalmente sono la parte sponsorship, la parte merchandising, parte ticketing, supportate ovviamente da tutto quello che è la parte marketing”.


Dal dare una forte identità a una fase di contaminazione, Bianchini spiega i piani futuri della SSC Napoli: "Vogliamo arrivare nelle case dei nostri tifosi"

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Hai parlato di una segmentazione inter organizzativa, mentre adesso si andrà verso un'ondata molto più di contaminazione: quali sono le tue strategie future all'interno proprio del team aziendale della società? “Io sono al Napoli dal gennaio 2022, quindi questi primi anni sono serviti sicuramente a dare una struttura e anche un una forte identità a quello che oggi è il brand Napoli, sia sui mercati nazionali che su quelli internazionali. La nuova fase sarà, invece, di contaminazione fra le aree, per dare sempre di più strumenti di ingaggio ai nostri tifosi. Ovviamente il Napoli ha una segmentazione di fan in tutto il mondo, quindi noi oggi siamo chiamati assolutamente a dotarli di strumenti di connessione giornaliera con il club”.

Mi ha colpito questa tua frase: ‘Finora ho fatto marketing semplice, o meglio, internazionalizzazione semplice'. E poi dopo hai detto: ‘Adesso è il momento di farlo in maniera seria’. In che modo tu ti poni l'obiettivo di realizzare un'internazionalizzazione più seria nella tua ottica? “Sicuramente fino ad oggi abbiamo lanciato due filoni: ‘Da Napoli verso il mondo’ e ‘Orgogliosi di essere Napoli’, in cui sostanzialmente quello che abbiamo fatto è porci come un ponte fra la città di Napoli e tutto il resto del mondo, in cui abitano milioni di fan del club. Questa prima fase è stata, più che altro, di raccolta di dati, di informazioni. Il nostro obiettivo è stato quello di far sentire i tifosi come a casa. Ora si apre la seconda fase che, invece, è quella di andare a casa loro. Ovviamente, se in questa prima ondata ci siamo concentrati sia su uno storytelling di brand, sia poi sul coinvolgimento di marche internazionali che hanno sposato questo storytelling, ultimo fra tutti Coca-Cola, oggi è il momento di entrare nei mercati target con progetti anche fisici e concreti. Penso alle Academies, penso alle leggende, penso ovviamente ad aprire anche touch point fisici per entrare poi in contatto con i mercati più di interesse per noi”.

Quindi lo scopo è sempre il mondo in generale... “La casa del Napoli è il mondo, perché i napoletani sono in tutto il mondo. Prima hanno vissuto 33 anni di attesa per il terzo Scudetto, poi finalmente arrivato nel maggio del 2023. Noi abbiamo avuto il supporto, che abbiamo ancora oggi, perché quando parli di Napoli all'estero, il primo nome che fanno tutti ovviamente è quello di Diego Armando Maradona, il più grande giocatore della storia dello sport probabilmente e del calcio sicuramente. Noi abbiamo avuto il vantaggio di avere questa legacy che ci ha dato, appunto, D10s. Oggi stiamo aggiungendo altri elementi i quali fanno sì che, partendo ovviamente da quel concetto che resterà per sempre comunque alla base del ricordo di quello che il Napoli è stato, per oggi c'è un presente che parla di Napoli inserito dentro la città di Napoli sempre di più”.

Quali sono le mosse strategiche da attuare appena si diventa CRO di una società di Serie A? Bianchini: "Vi illustro come bisogna agire"

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Se dovessi prendere le redini in mano di un club di Serie A e gestire i ricavi, quali sarebbero le tre mosse strategiche che faresti subito? ”Mi è capitato già diverse volte di fare questa cosa. Diciamo che torno un po' indietro nel tempo: sicuramente la prima cosa che va fatta sempre è studiare l'ambiente in cui sei arrivato. L'analisi dello studio dell'ambiente in cui ti trovi è fondamentale e bisogna farlo senza pregiudizi. Parlo di ambiente lavorativo, proprio il gruppo di lavoro che hai, perché comunque il fattore umano, per me, resta la base di ogni successo: senza un gruppo di colleghi, io non avrei mai fatto quello che in questi anni è stato raggiunto, quindi questo è il primo punto. Poi anche quello che è l'intorno, l'ambiente, la città, il territorio, le aziende che già fanno parte di quello che hai. Spesso è facile azzerare tutto, ma in realtà è sempre giusto partire da quanto di buono fatto in precedenza. Il terzo punto è partire da un piano strategico, almeno di tre o cinque anni; per me è fondamentale, per darsi proprio degli obiettivi. Quando si lavora per obiettivi, il gruppo di lavoro sa cosa deve fare, perché vede una fine. Quando vivi un po' troppo alla giornata, ovviamente, il rischio è di perdere un po' il focus su quello che è l'obiettivo finale”.

"Con un click, abbiamo finalmente avuto una visione non limitata al territorio italiano", Bianchini parla del successo della partnership tra la SSC Napoli e OneFootball

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Ci spostiamo un po' alla parte tecnica: il 20 luglio 2022 esce sul sito del Napoli la partnership tra One Football e Società Sportiva Calcio Napoli. Sei soddisfatto dei risultati ottenuti con la trasmissione di amichevoli estive su OneFootball? “Il rapporto con OneFootball è stato di più tipi: nel ’22 lanciamo gli NFT, che poi furono un progetto abbandonato da OneFootball stesso. Quello è stato un passo decisivo in un processo di trasformazione digitale che ci vedrà lanciare un OTT nei prossimi mesi. Questo il primo esperimento fattivo, perché con OneFootball abbiamo fatto un accordo per trasmettere live tutte le amichevoli del precampionato, sia con un abbonamento, che quindi le includeva tutte, sia poi vendendo le singole gare. Questo ha fatto sì che, con un click sul cellulare, i tifosi del Napoli in tutto il mondo, per la prima volta, avessero accesso a una visione prima limitata al territorio italiano, dato che questi accordi si facevano con DAZN, con Sky, con Mediaset... Insomma, con una trasmissione limitata alla regione italiana. Questo ha fatto sì che i famosi fan in tutto il mondo avessero accesso dall'Australia, come dal Messico, come dall'Argentina; e abbiamo visto nei dati che ci ha fornito OneFootball che c'è stato un interesse più che nazionale sul contenuto d'offerta”.

"Ma perché dobbiamo sponsorizzare soltanto Kim?". Bianchini racconta com'è nata la collaborazione tra la SSC Napoli e Upbit

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Facciamo un attimo un passo indietro. Prima hai parlato della soddisfazione degli stakeholder e soprattutto dei tifosi... “Assolutamente. Il tifoso è quello a cui ogni cosa tende, no? Noi, qualsiasi cosa facciamo, va sempre fatta nel vantaggio e nel rispetto del tifoso. Voglio raccontarti questo aneddoto: noi stavamo in chiusura con Upbit, che poi è stato sponsor di maglia back shirt per due stagioni, fra cui quella dello Scudetto. Vennero per trattare i diritti di immagini individuali di Kim, poi in quei due giorni in cui li abbiamo rapiti e in cui sono stati a Napoli, siamo andati anche da Ciro Oliva fra l'altro: loro hanno vissuto un'esperienza talmente forte, totalizzante, che poi hanno pensato: 'Ma perché dobbiamo sponsorizzare soltanto Kim?' a “Sponsorizziamo il Napoli e mettiamo Kim al centro dell'esperienza Napoli'; e questo hanno fatto. È stata una sponsorizzazione di successo sia per noi che per loro, nata proprio sulle aree dell'entusiasmo del tifo napoletano”.

Donne con ruoli importanti all'interno di società sportive? Bianchini: "Al momento, funzionano di più quando si mischiano con la parte aziendale"

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Hai parlato di placement, viene anche spontaneo chiederti la quota rosa all'interno delle società sportive, nell'ambito dello sport. Cosa ne pensi a riguardo, credi che siamo ancora nella fase embrionale? “Penso che quando c'è intelligenza, brillantezza e competenza, uomo o donna non fa assolutamente alcuna differenza. Ovviamente la difficoltà è stata ed è nella parte più sportiva, perché comunque nella parte aziendale ormai c'è una commistione assoluta: ci sono tantissimi dirigenti donne, come giusto che sia. Diciamo che questa figura è stata sdoganata, giustamente perché siamo nel 2025, ci mancherebbe altro. La parte sportiva, oggettivamente, resta appannaggio degli uomini, non tanto per un discorso uomo o donna, ma per un discorso che è terreno di quasi sempre di ex calciatori. Ci sono delle ex calciatrici che adesso si stanno affacciando. Ssecondo me là ci vorrà un po' più di tempo, anche se abbiamo avuto esperienze di COO donne come Lino Souloukou alla Roma, che era il vertice aziendale ed era a capo anche della parte sportiva; però sono sempre ruoli che mischiano parte aziendale e parte sportiva, ruoli prettamente sportivi che, forse, è un po' presto perché le donne li ricoprano. Noi abbiamo una collega che si è appena diplomata in direzione sportiva, che viene dalla parte marketing e che era interessata alla parte sportiva: ha fatto il corso, è stata una dei migliori. Ci sono casi sicuramente di donne che hanno voglia anche di andarsi a cimentare. Sicuramente c'è questo retaggio, ma non solo italiano, perché in tutto il mondo, anche negli altri sport, l'atleta professionista prima era soltanto uomo, ora il mondo delle donne si è aperto al professionismo. Magari fra 10/20 anni, quando loro smetteranno, saranno più pronte per poi entrare in un mondo sportivo”.

"Victor, non so se è il caso...", Bianchini rivela un aneddoto risalente alla notte di Napoli-Juventus 1-0 del 2023

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Un aneddoto che ti viene in mente nella tua vita napoletana? “Gli aneddoti ce ne sono giornalieri: il racconto che più mi è rimasto nel cuore è stato sicuramente Juventus-Napoli dell'anno Scudetto, lo 0-1 di Raspadori al 90º. Partiamo in aereo, arriviamo a Capodichino: non so, ci sono saranno state 10.000 persone... Non lo so quante persone c'erano. Ci abbiamo messo tipo 3/4 ore da Capodichino per arrivare al centro sportivo, con centinaia di motorini che ci inseguivano dietro, che sono anche nel film fra l'altro. Quando ho rivisto la colonna sonora del film con Geolier, che è tutta ripresa dal pullman, ti dico che mi è sembrato di vivere un film, ma in realtà l'ho vissuta veramente, perché ero proprio dentro quel pullman. Questo è il mio ricordo dello Scudetto più bello”.

Non sai quando finisce il sogno e la realtà praticamente... “Era tutto un misto. Poi erano le 2:00 di notte, avevamo fatto il viaggio, eravamo tutti rintronati... Osimhen che è salito sul tetto, vederlo proprio dal vivo che ti sale la scaletta... Che poi ho provato anche in qualche modo timido a dirgli: 'Victor, non so se è il caso'. Ma voglio dire, a quel punto…”.

Cosa bisogna fare per entrare nel mondo dell'imprenditoria? Bianchini: "Ho tre consigli da dare ai giovani"

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Tre consigli che vuoi dare ai giovani? “Il primo è sicuramente quello di continuare a formarsi. Qui lo state facendo nel modo giusto perché, come ho raccontato prima, la formazione è sicuramente il primo passo: il ritiro estivo che serve a tutti quanti voi per poi affrontare la stagione della vita che vi aspetta, ossia quella del lavoro, quella un po' più complicata. Il secondo è la curiosità, serve assolutamente essere molto pronti, vispi, attivi e curiosi su tutto quello che è il mondo che vi interessa. Se fosse il mondo dello sport, andate a partecipare a eventi o conferenze e continuate a formarvi su questo mondo qui. Il terzo, che è il più importante, è imparare il metodo di lavoro, perché quello che poi si aspetta un manager quando assume è di avere persone che sanno lavorare in quello che devono fare: si può anche imparare, ma l'approccio è quello che sicuramente io, personalmente, guardo di più quando faccio dei colloqui per delle selezioni".

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