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interviste

Benevento, Auteri: “Speravo in una chiamata di Vigorito, mi sono catapultato”

Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

Il tecnico torna sulla panchina del Benevento dopo l'esonero di Andreoletti, ecco le sue dichiarazioni riportate da Ottopagine

Gaetano Auteri torna sulla panchina del Benevento dopo l'esonero di Andreoletti. Il nuovo tecnico ha rilasciato alcune dichiarazioni riportate da OttoPagine.it: "Abbiamo fatto cinque allenamenti consecutivi. L'impatto è positivo perché c'è disponibilità. Ho detto ai ragazzi che può capitare, facciamo un mestiere che va così. Si comincia un percorso nuovo, bisogna fare qualche piccolo esame di coscienza su ciò che non è stato fino a questo momento. Questo gruppo ha qualità, però non le ha espresse e non sempre è colpa dell'allenatore. Il primo invito è stato quello di fare un grande esame interno. Toccherà a me guidarli.

Ho visto tante partite di Serie C, tra cui quelle del Benevento. Qualche problema c'è, il gruppo ha qualità perché è forte per i parametri della categoria. Se questo si è visto poco, allora dobbiamo ricercare i motivi. Serve a poco parlare del passato, adesso bisogna fare un percorso nuovo. Cercheremo di valorizzare le risorse di questo gruppo che sono importanti. Dobbiamo cominciare a giocare da squadra, alzare i ritmi ed essere un blocco unico, oltre ad avere grande senso di appartenenza. Bisogna avere la coscienza pulita. Il nostro primo obiettivo è quello del 6 gennaio, avendo un impatto diverso. Di volta in volta ci porremo altri obiettivi, ma quelli quotidiani sono quelli di avere una identità di squadra.

Francamente capisco poco i calciatori che con un contratto vogliano andare via. Quando si prendono degli impegni, capisco poco questo non appartenere a un gruppo. Sono aperto, voglio soltanto vedere le dimostrazioni in campo. Se uno la vive la maglia e la professione che fa, allora è in grado di dare il massimo. Gli spazi ci saranno per tutti. Chi dimostrerà attaccamento, senso di appartenenza e voglia, allora avrà i giusti meriti. Il campo è il giudice unico, le chiacchiere se le porta via il vento. Il mio dovere è quello di dare una identità forte, abbiamo appena cominciato e le cose da fare sono tantissime. Non mi piace mettere in campo una squadra che non abbia chiare tutte le situazioni. Non vivo di preconcetti, ma di ciò che vedo.

Speravo in una chiamata di Vigorito. Questo è un posto a cui sono affettivamente legato. Dopo quella stagione mi era rimasto un piccolo nodo in gola. Di Vigorito ho grande rispetto. Il fatto di potergli essere utile mi ha fatto emozionare. Mi sono catapultato, la porta era già aperta: non avevo bisogno di riflettere. Torno da vincente? Ogni tanto si può fare di andare via dopo una vittoria, come fatto da Spalletti. Non ho paura, ciò che appartiene al passato resta ed è finito. Si resetta tutto, amo pensare all'immediato presente e al futuro. Mi concentro sul lavoro, sul dare una identità forte a questa squadra". 



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