Francamente capisco poco i calciatori che con un contratto vogliano andare via. Quando si prendono degli impegni, capisco poco questo non appartenere a un gruppo. Sono aperto, voglio soltanto vedere le dimostrazioni in campo. Se uno la vive la maglia e la professione che fa, allora è in grado di dare il massimo. Gli spazi ci saranno per tutti. Chi dimostrerà attaccamento, senso di appartenenza e voglia, allora avrà i giusti meriti. Il campo è il giudice unico, le chiacchiere se le porta via il vento. Il mio dovere è quello di dare una identità forte, abbiamo appena cominciato e le cose da fare sono tantissime. Non mi piace mettere in campo una squadra che non abbia chiare tutte le situazioni. Non vivo di preconcetti, ma di ciò che vedo.
Speravo in una chiamata di Vigorito. Questo è un posto a cui sono affettivamente legato. Dopo quella stagione mi era rimasto un piccolo nodo in gola. Di Vigorito ho grande rispetto. Il fatto di potergli essere utile mi ha fatto emozionare. Mi sono catapultato, la porta era già aperta: non avevo bisogno di riflettere. Torno da vincente? Ogni tanto si può fare di andare via dopo una vittoria, come fatto da Spalletti. Non ho paura, ciò che appartiene al passato resta ed è finito. Si resetta tutto, amo pensare all'immediato presente e al futuro. Mi concentro sul lavoro, sul dare una identità forte a questa squadra".
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Napoli senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Calcio Napoli 1926 per scoprire tutte le news di giornata sugli azzurri in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA