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interviste
(Photo by Martin Rose/Bongarts/Getty Images)
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Marco Ballotta, ex portiere, tra le tante, di Lazio e Inter. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di IlSognoNelCuore.com.
"Siamo rimasti indietro, abbiamo lasciato spazio ad altri paesi. A livello economico, non possiamo competere con la supremazia dei club inglesi e del Psg. Lentamente, però, ci stiamo riprendendo, ma non possiamo pretendere di eccedere senza avere gli espedienti adeguati. Sono cambiate tante situazioni, dovremmo essere al passo dei tempi ed avvicinarci alle altre realtà. Come tifo ed attaccamento, i club inglesi sono sempre stati superiori. Anche a livello di merchandising, siamo distanti sotto questo punto di vista. I calciatori, essendo altri campionati uno spettacolo diverso e considerate le possibilità sportive importanti offerte da alcuni club, scelgono squadre differenti rispetto a quelle italiane. Prima erano tanti i campioni in Serie A, ad oggi si dovrebbe puntare tanto sui giovani".
Sul Napoli
"A questa ripresa ci saranno delle novità, poiché sono numerosi i punti interrogativi. Difficilmente si riprenderà da dove aveva interrotto, non so se si è spento l'entusiasmo iniziale del Napoli. Ciononostante, si tratta della squadra che più mi ha divertito, c'è gioco ed armonia nella rosa azzurra, ma il futuro andamento sarà incerto. Non è matematico cominciare allo stesso modo di come è terminata la prima parte di stagione, ma è un discorso valido per tutte le squadre. La tifoseria resta legata a Sarri, ma anche a Spalletti e ai risultati odierni. Come si può non mettere in risalto questo Napoli? Naturalmente bisogna ammirare sempre il Napoli di Sarri, ma è giusto vivere il presente e lo splendore della squadra attuale".
Su Mihajlovic
"C'era Sinisa nella Lazio in cui ho giocato. Era una testa calda da calciatore, ma da allenatore imponeva il suo carattere e la sua mentalità ai calciatori. Incitava sempre gli altri, anche durante la sua malattia, era un vero uomo".
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