Ngonge alla Lazio: operazione fattibile?
“Servono una serie di incastri: ho qualche voce che vuole che la Lazio stia facendo uscire Casale per acquistare un difensore centrale. Però, queste sono operazioni che si possono fare in pochi giorni, perché non richiedono un grosso esborso economico, sono prestiti. Credo che se Ngonge è un giocatore che vuole giocare, e la Lazio libera un po’ di spazio, può essere un profilo giusto”.
Il Milan ha toppato le prime due di campionato: Theo è stato l’anello debole?
“Theo manca di brillantezza fisica: forse, ci sono state delle problematiche relative alla volontà di un cambio di squadra da parte del giocatore. Volontà probabilmente mitigata da Ibrahimovic. Credo che se un giocatore vuole andare via, il club deve accontentarlo: tenerlo, è un rischio. Non so se è il caso di Theo, però se vuole cambiare aria, può essere controproducente”.
Juve regina del mercato?
“Io ho sempre sostenuto che sarebbe stata la migliore di questo calciomercato se avesse completato gli acquisti di Nico Gonzales e Koopmeiners: la Juventus è una società che, se si mette in testa di chiudere un colpo, lo fa. L’Atalanta si era impuntata, che non voleva vendere, ma alla fine dov’è andato Koop? Quando i giocatori decidono di voler andar via, deve andar via. L’Atalanta ha fatto bene a non trattenerlo, hanno chiuso l’operazione dell’anno, a oltre 52 milioni: tanto di cappello alla società, è un club fantastico. Tutto quel che si scrive sulla “farmacia” sono sciocchezze: andassero a vedere gli allenamenti di Gasperini, sono devastanti!”.
A proposito di orobici, dove possono arrivare?
“Non è una società impantanata, è un club che funziona, la velocità dei dirigenti è uno dei loro punti di forza. Nessun rallentamento sui diritti di immagine, sui contratti lunghi. Quando hanno avuto il problema di Scamacca, hanno preso Retegui in un paio d’ore: la celerità è l’ideale per una squadra vincente”.
Il Como ha messo su una squadra di vecchie glorie, perché ha avuto difficoltà in quest’inizio di campionato?
“E’ una società virtuosa, l’allenatore è un dirigente, nella società ci sono stelle del calcio quali Wise ed Henry, e altri personaggi importanti. È una realtà notevole. Non è così facile, però, mettere su un gruppo così prestigioso e farlo diventare una squadra di calcio. Ci vuole tempo. Però, ieri ho visto la partita: a partita finita, il Como avrebbe potuto segnare un gol facile, e oggi ci sarebbe una situazione diversa. L’Italia resta un campionato difficile, e serve tempo alla squadra, ma la piazza di Como non è esigente: anche in B, ad esempio, hanno avuto modo e tempo di lavorare. Loro, alla fine, porteranno a casa il risultato”.
L’effetto De Rossi è finito?
“Se si parla da tifosi, è un conto, se parli da addetto ai lavori, devi andare oltre l’emotività. Io credo che l’errore grosso della società sia stato quello di confermare Daniele De Rossi e fargli tre anni di contratto. Non ho nulla contro De Rossi, ma credo che il suo lavoro sia stato apprezzato dopo il disastro di Mourinho. Poi, secondo me, bisognava cambiare. Forse i proprietari si sono fatti prendere dall’empatia, d’altronde DDR è un’icona. C’è stato un errore di valutazione, secondo me. Poi magari la Roma le vince tutte. Però, va valutato anche il lavoro sul mercato: tante uscite, stipendi tagliati, il teatrino su Dybala… La verità è che è la Roma non ha voluto cederlo, perché prendeva pochi spiccioli. Il suo procuratore prendeva otto milioni, mentre la Roma ne prendeva tre. Se ne avesse presi di più, come concordato, Dybala sarebbe andato a giocare in Arabia”.
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