“Sicuramente non è una passeggiata. Devi essere bravo: il tecnico, qui, deve diventare più uno psicologo che un allenatore. Ci vogliono nervi saldi. Ci vuole concentrazione. A volte, tu fallisci le partite dal punto di vista mentale quando gli allenatori non riescono a giocare d’anticipo. Quindi immagina ad avere una situazione geopolitica così, con i riflettori, un pò di tutto il mondo, puntati addosso. E’ davvero difficile. Penso anche ai giocatori.
Penso anche a Lucca che era esordiente, ed era lì: giocava anche in casa. E si è trovato in questa situazione così surreale. Di sicuro avrebbe sognato un esordio differente: era la sua prima volta. Bisogna essere bravi nelle difficoltà e nel clima, non quello meteorologico, ma in quello ambientale, a cercare di estraniarsi e a trovare grande concentrazione e grande professionalità. Quindi come detto, c’è un buon 70% di meriti quando le cose vanno bene, così come si danno le colpe quando le cose non vanno bene, a Spalletti.”
A Napoli e Cagliari, i due slovacchi tornano infortunati. A Napoli, Lobotka rientra con problemi al ginocchio; invece a Cagliari, il difensore Obert, classe 2002, lascia il ritiro con un infortunio: cosa pensi di entrambe le situazioni?
“Eh sì. Le Nazionali sono belle e accattivanti per i giocatori. Ma per le società sono una bella rottura di scatole. Un giocatore lo hai in carico e gli paghi lo stipendio. Poi va a giocare con la Nazionale e si infortuna. Ma anche se non si infortunasse, su 15 giorni di sosta, lo perdi per otto o dieci giorni e per il tecnico e il club non è una cosa così positiva. Da un lato è una buona immagine per una società avere 4/5/6 giocatori in Nazionale, dall’altro lato è davvero un pericolo.
Qui abbiamo Obert, ma abbiamo anche Makoumbou che per un fastidio al ginocchio è tornato dagli impegni del Congo con qualche problemino. Adesso bisognerà fare il punto, non appena lo staff medico del Cagliari li visiterà entrambi.
Peccato, però, per questo ragazzino terribile che ha messo in difficoltà Conceiçao a Torino. Ha fatto la sua figura. Anche se ha avuto delle difficoltà contro un giocatore così rapido. Così scattante. Così sgusciante come il bianconero. Il Cagliari, dopo quella prova, ci puntava parecchio, su di lui, sul suo entusiasmo e sul suo momento positivo. Per cercare di tenerlo subito nella mischia. Adesso, ancora una volta, Nicola dovrà rimescolare le sue carte. Per preparare al meglio la gara contro il Torino. Perché alla prossima, il Cagliari, ospiterà il Torino domenica alle 18. Dovrà fare innanzitutto la conta degli arruolabili e degli acciaccati. E poi capire su chi dovrà puntare per questa gara.
Insieme ad Ancelotti, l’allenatore più vincente in Europa, negli ultimi 30 anni, Pep Guardiola, ospite in TV in Italia, ha parlato tantissimo della sua esperienza a Brescia: ha parlato di Mazzone, ha parlato di Roberto Baggio al top. Ha, poi, ipotizzato, nella eventualità di una sua esperienza italiana, se Baggio possa accompagnarlo. Guardando al panorama calcistico italiano: chi potrebbe permettersi, e non soltanto economicamente, ma per idee, per strutture e per volontà, un Pep Guardiola sulla panchina?
“Bisognerebbe rovesciare il discorso. A parte i club di prima fascia, non molti altri potrebbero permetterselo. Magari lui, che ha allenato, e si è tolto soddisfazioni, con i club più importanti di mezza Europa, forse vorrebbe qualcosa di più stimolante. Non credo sia un caso che abbia citato il Brescia e Baggio. Giocatori che, arrivati ad altissimi livelli, poi hanno scelto delle città di provincia. Delle squadre di provincia per rilanciarsi. Magari è anche un modo per dimostrare il proprio valore. Magari è facile, anche se non facilissimo, anzi, mettiamola così: è più facile vincere con la Juventus, col Milan o con l’Inter piuttosto che vincere col Genoa, col Cagliari o con la Sampdoria, o con il Lecce.
Comunque le possibilità economiche ed il quadro della situazione sono molto differenti. A livello economico Juve, Inter, Milan, lo stesso Napoli: sono queste le piazze che potrebbero, magari, ambire a dargli una possibilità. Ma, forse, se io fossi in Guardiola… beh io lo porterei al Cagliari [ride ndr.]. A parte di scherzi: lascerei Nicola che sta facendo un ottimo lavoro. Anche dal punto di vista psicologico: non era facile gestire il gruppo dopo Ranieri.”
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