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interviste

Albarella: “Infortuni? Vi spiego perché ad ottobre ne capitano molti”

Giovanni Montuori
Le parole del noto preparatore atletico

A Radio Napoli Centrale, nel corso di Un Calcio alla Radio - 3° Tempo  è intervenuto Eugenio Albarella, preparatore atletico:

"Ho avuto la fortuna di fare il fitness coach di Nazionali e per club, quindi vedo il problema da tutte e due le parti. Come esperienza, ho visto che la gestione può essere una soluzione, ma non è quella finale perché è un susseguirsi di eventi che spesso e volentieri fai fatica a gestire. Ognuno di noi, inconsciamente, è portato a mettere sempre la migliore formazione in campo, quindi vai a sommare una quantità di minutaggio che è scientificamente dimostrato, porta maggiori infortuni. La gestione, il turnover, in teoria potrebbe essere una soluzione, soprattutto nel contesto di un mondo dove il risultato è supremo e difficilmente viene fatto in forma scientifica, ma in un contesto di buon senso a seguito del feedback quotidiano che hai con l'atleta stesso. Per me andrebbe fatto un passo indietro e analizzare la gestione dei calendari, in modo da permettere una grande frequenza e alternanza di competizione e un periodo di rigenerazione perché è l'unica soluzione per poter affrontare questi periodi stressanti. Prendo sempre spunto da ciò che è accaduto nel Mondiale caduto nel periodo invernale che ha fatto sì che gran parte dei calciatori avessero una parte di rigenerazione, dividendo il campionato in due parti per permettere alle società di prepararsi ad una nuova full immersion. Questo potrebbe essere motivo di studio di rifacimento dei calendari in modo tale da far sì che, pur rispettando il business, si creino i presupposti per affrontare questi periodi di performance ad altissima prestazione. Gli ultimi infortuni gravi sono una casualità? Quest'analisi richiederebbe molto più tempo. Sicuramente ottobre è il mese che statisticamente c'è la maggiore incidenza di questo tipo di infortuni perché cade nel maggiore aumento della densità di partite, ma soprattutto perché si sommano le fatiche di modelli prestativi sempre più intensi in partita e in quelle poche occasioni che si richiede nell'allenamento. Questo porta l'atleta ad aumentare il rischio infortunio oltre a quella che è l'evoluzione del gioco del calcio. I dati statistici ci dicono che al 44% del totale degli infortuni, questi si verificano senza contatto, a livello biomeccanico si stressano molto le articolazioni che se non vengono allenate adeguatamente rischiano di poter rompersi a causa di grandi sollecitazioni che il gioco del calcio prevede. Il Napoli corre più degli avversari? Non mi meraviglia questo dato è una delle caratteristiche delle squadre di Conte che richiede nei suoi principi una tipologia di gioco che porta a sommare grandi volumi, ma soprattutto ad avere valori di alta intensità al di sopra della media che è quello che fa la differenza".