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interviste

Abodi: “Il razzismo è un problema di ordine pubblico. Ecco il provvedimento adeguato”

Abodi Superlega
Le dichiarazioni rilasciate dal ministro dello Sport sulla tematica del razzismo negli stadi
Edoardo Riccio
Edoardo Riccio Giornalista 

Quest'oggi Andrea Abodi è intervenuto margine della presentazione del progetto “Calcio libero” al Ministero della giustizia. Il ministro dello sport si è espresso riguardo la tematica del razzismo all'interno degli stadi.

Le parole di Abodi sul razzismo

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Di seguito le dichiarazioni del ministro dello Sport: "Il razzismo non è solo un problema morale, ma un problema di ordine pubblico. Oggi non ci incontriamo per prendere un caffè, ma per valutare tutte le possibili opzioni per rendere più efficace e tempestiva la nostra azione, che è un’azione corale. Sono convinto che ne usciremo con qualche proposta in più, al di là delle polemiche che non servono a niente. Dobbiamo dedicare tutte le nostre energie per contrastare e debellare questa piaga, e fare in modo che chi non comprende le regole con le quali si sta al gioco, esca dallo stadio".


Sul gesto di Maignan: "La scelta di Mike Maignan di uscire dal campo ha reso tutto più clamoroso, ma non deve essere una reazione di quel tipo ad aumentare il livello della nostra attenzione sul tema del contrasto al razzismo e di tutte le forme di discriminazione".

Sul provvedimento in caso di episodi razzisti: "La partita non si chiude mandando i razzisti fuori dallo stadio”, visto che “c’è un investimento che dobbiamo continuare a fare, a partire dalla scuola, e che produrrà effetti negli anni. Lo stadio amplifica tutto quello che si dice, ma nella penombra delle nostre città succedono tante cose che non rientrano nella cronaca. Mi auguro che quello che la cronaca sportiva offre, anche di negativo, serva a illuminare le zone della società meno illuminate. Per la responsabilizzazione collettiva, ma per la responsabilità individuale. In questo senso, la tecnologia può essere di aiuto per individuare e sanzionare colpevoli. Io non credo nella cultura del 3-0 a tavolino, a meno che la società e lo stadio non dimostrino di essere complici. Da questo punto di vista sono d’accordo con Maignan, perché se siamo silenti diventiamo complici. L’Udinese l’ha fatto, la Juventus l’ha fatto. Al di là del Daspo, il non gradimento consente alla società di non vendere il biglietto alla persona. Questo sforzo collettivo troverà, sono convinto, anche nella riunione di oggi al Viminale una consacrazione in alcune decisioni che riguarderanno la giustizia ordinaria e la giustizia sportiva, o comunque il rapporto tra società e tifosi".

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