"No, assolutamente. Innanzitutto mi dispiace che l’Italia sia uscita, avrei preferito che andasse fino in fondo. Che io sia l’ultimo rimasto è solo un dato statistico. Non mi sento in concorrenza con gli altri tecnici italiani, anzi tifo sempre per i miei colleghi che lavorano all’estero. Anche perché se ottengono buoni risultati è una pubblicità positiva per tutta la nostra scuola di allenatori. Io non cerco rivincite, ho fatto il mio percorso, ho vissuto l’emozione della Champions con la Roma, ho vinto a Old Trafford con il Siviglia, ho visto la soddisfazione dei tifosi della Fiorentina per il modo in cui giocavamo, ho vinto un trofeo con il . Adesso sono felice in Turchia: ho scelto questa sfida per mettermi alla prova, ma senza nessun intento di rivalsa".
Vincenzo, quella di Lipsia è stata la notte più bella della sua carriera?
"La gioia della Supercoppa vinta con il Milan non l’ho mica dimenticata: un trofeo resta per sempre. Però questo risultato è di un altro livello e di un’altra dimensione, perché guidando la nazionale rappresenti un Paese intero. Quindi sì, è stata la notte più bella".
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