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(Photo by Chris McGrath/Getty Images)
Si complica ulteriormente la posizione dei sette indagati per la morte di Diego Armando Maradona, avvenuta lo scorso 25 novembre a causa di un arresto cardio-respiratorio.
Sulla base delle prove raccolte, la Procura di San Isidro ha infatti deciso di cambiare il capo d’imputazione nei confronti del neurochirurgo Leopoldo Luque e degli altri indiziati, che adesso dovranno difendersi dall’accusa di omicidio doloso (volontario). La pena prevista dal codice penale argentino è tra gli 8 e i 25 anni di reclusione. Gli imputati sfileranno davanti ai magistrati a partire dal 31 maggio. Per tutti vige il divieto di espatrio. La decisione del pool è il frutto della perizia medica conclusa lo scorso 3 maggio, che ha catalogato la morte del Diez come “evitabile”. Oltre a Luque, tra gli accusati figurano anche la psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Diaz, gli infermieri Gisela Madrid e Ricardo Almiron, e i coordinatori dei servizi medico-sanitari Mariano Perroni e Nancy Forlini. Per gli inquirenti, il decesso di Maradona non sarebbe stato frutto di circostanze fortuite, bensì di azioni “temerarie e irresponsabili”. In poche parole, gli indagati non potevano ignorare le conseguenze fatali della propria condotta inadeguata. A nulla è servito il tentativo dei legali di Luque e Cosachov, che avevano chiesto l’annullamento della perizia medica perché ritenuta “di parte”.
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