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Dall’Inghilterra – Mbappé ormai non è altro che uno strumento di politica estera

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Pezzo straordinario del The Guardian che attacca i giochi di potere che ruotano intorno al miglior calciatore del mondo

Kylian Mbappé non vuole rinnovare col PSG perché vuole andar via a zero (non rispettando i patti) e accasarsi col Real Madrid l'anno prossimo. A Parigi non accettano di perdere a zero il miglior calciatore del mondo e sbattono i piedi a terra. Intanto nella sede governativa francese qualcosa si muove: il Primo Ministro chiamerà di nuovo l'attaccante per tenerlo in Francia in virtù del nazionalismo, della fraternité e robe di questo tipo? L'analisi del The Guardian su questo aspetto è squisita, specie in un estratto che proponiamo.

Mbappé o il calciatore-politico

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“E quindi in effetti fa ben poca differenza se alla fine Mbappé decide di trasferirsi ad Al-Hilal oppure no. Le strutture e gli squilibri di potere che hanno generato la sua situazione sono perfettamente in grado di generarne altri: i calciatori come strumenti di politica estera, il talento sportivo come merce da scambiare tra Stati, lo sport stesso come una partita di poker tra gli uomini più ricchi del mondo. Voci sagge e sane hanno passato anni ad avvertire che questo era l’inesorabile futuro del calcio. Ormai è una caratteristica imprescindibile del nostro presente”.