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Benfica, Jesùs: “Parlare di razzismo va di moda. Qualsiasi cosa si dica su un nero oggi è razzismo”
Ieri sera in Champions League si è consumato un evento di difficile comprensione. Un quarto uomo, un ufficiale di gara avrebbe rivolto delle frasi pregne di razzismo nei confronti di un uomo della panchina del Basaksehir. La vicenda ha avuto una risonanza clamorosa nel mondo del calcio: subito sono giunte moltissime grida di vicinanza all'uomo che è stato discriminato. Non è ancora certa la dinamica, ma è certo che se un quarto uomo avesse detto chiaramente all'arbitro, per indicare chi dovesse ammonire: "si tratta di quel nero" o ancora "l'uomo nero lì", il problema non sarebbe di certo solo linguistico (come qualcuno ha affermato) bensì culturale. Che il quarto uomo sia razzista è opinabile, anzi, è probabile non lo sia. Che questo retaggio di differenziazione basata sul colore della pelle sia esecrabile e che fosse giusto rimandare la gara e creare un'eco del genere, beh, questa è certezza. Non tutti, però, hanno mostrato questo equilibrio. Ce ne dà dimostrazione il tecnico del Benfica Jesùs, le quali dichiarazioni spiazzanti mostrano una certa leggerezza su un problema che va avanti da più di un millennio. Avrà letto pochi libri.
"Va molto di moda parlare di razzismo, ma io come libero cittadino ho il diritto di pensarla alla mia maniera. Per esprimere un giudizio completo dovrei sapere cosa è successo esattamente ieri a Parigi, ma diciamo che oggi qualsiasi cosa dici su un nero viene sempre presa come un segnale di razzismo. Ma se dici la stessa cosa su un bianco - aggiunge Jesùs -, allora non è razzismo. Ormai nel mondo ha preso piede un certo tipo di onda".
Fonte: Ansa.it
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