Igor Protti, nato a Rimini il 24 settembre 1967, è stato un grandissimo attaccante in attività tra gli anni '80 e 2000. Ha vestito le maglie di Rimini, Livorno, Messina, Bari, Lazio, Napoli e Reggiana, stabilendo un intenso rapporto con ogni piazza in cui ha giocato. Soprannominato lo Zar, è stato l'unico giocatore (assieme a Hubner) ad ottenere il titolo di capocannoniere in Serie A, in Serie B e in Serie C1; nonché l'unico nella storia della Serie A la cui squadra (il Bari) sia poi retrocessa. Protti è uno degli ultimi baluardi di un calcio che si appresta a scomparire.
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ESCLUSIVA – Protti: “Ho scoperto Politano quando giocava in Serie C. Contro la Lazio schiererei Mertens”
Igor Protti, nato a Rimini il 24 settembre 1967, è stato un grandissimo attaccante in attività tra gli anni ’80 e 2000. Ha vestito le maglie di Rimini, Livorno, Messina, Bari, Lazio, Napoli e Reggiana, stabilendo un intenso rapporto con...
L'ex azzurro è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per commentare le ultime vicende di casa partenopea e del calcio internazionale. Di seguito l'intervista.
L'intervista a Igor Protti
Come sta? E cosa fa, oggi, Protti?
"Di salute, per fortuna, sto bene. Per il resto, come tutti, sono in attesa di tornare a fare una vita normale. Mi occupo dell'albergo di cui sono socio e collaboro con una scuola calcio di Livorno nata circa due anni fa. Ovviamente, quest'ultima attività, la svolgo quando non siamo in zona rossa ed è possibile stare con i bambini".
Ha nostalgia del calcio professionistico?
"Fino a due anni fa sono stato a Livorno in qualità di dirigente. Abbiamo vinto il campionato di Serie C, tornando quindi in Serie B. La stagione successiva ci siamo salvati facendo un gran torneo. Poi, ho lasciato perché sinceramente non mi trovavo più con alcuni personaggi del mondo del calcio. Io spero sempre che ci sia qualcuno che abbia un modo di pensare diverso, che metta certi valori prima di tutto. Soprattutto prima dei soldi. Ma purtroppo non è così. Ovviamente, non si può essere ipocriti: di questi tempi il denaro è importante. Ma non è l'unica cosa che conta. Per me vengono prima la passione, l'amore per la maglia. Magari a volte bisognerebbe mettere in determinate posizioni gente che sa lavorare con i soldi, senza sperperare. Se, invece, queste posizioni vengono occupate da persone che buttano milioni su milioni, è ovvio che i club sono in debito".
Se si pensa ad Igor Protti, si pensa al calcio. Ma questo è il calcio di Igor Protti?
"No. Io tra l'altro ho cominciato negli anni '80, quando c'era un determinato tipo di calcio. Poi, ho proseguito negli anni '90 dove ce n'era un altro. Infine, ho giocato anche negli anni 2000, vivendo ancora un altro tipo calcio. Il quale, adesso, sembra stia continuando a cambiare: la notizia dell'altra notte (istituzione della Superlega, ndr) è veramente molto particolare. Il mondo del pallone sembra andare in una direzione diversa rispetto a quella che ho conosciuto io. In particolare, rispetto a quando ho mosso i miei primi passi calcistici. All'epoca c'era tanto sentimento di appartenenza, la passione aveva la priorità sull'aspetto economico. Adesso, tutto il mondo sta cambiando, e con esso il calcio. Io non mi ci identifico con questo cambiamento, sotto tanti aspetti. È vero che non si vive di ricordi e che bisogna andare avanti, però a volte per migliorare si potrebbe anche dare uno sguardo indietro".
Protti: "Superlega? Le competizioni vanno conquistate, non ottenute per diritto divino"
Lei è stato una bandiera di grandi piazze, ma 'piccole' realtà calcistiche. È stato il capocannoniere della Serie A, giocando in un club poi retrocesso. Ha impersonificato il sogno delle tifoserie di queste squadre. Che ne pensa della Superlega?
"Quando ho sentito la notizia, sono rimasto molto perplesso. Io sostengo che nel calcio e nella vita ci debba essere meritocrazia: le cose vanno conquistate, non ottenute per diritto divino o per raccomandazione, o tramite amici degli amici. Lo sport deve essere meritocratico: alle Olimpiadi ci si va solo se si raggiungono determinati risultati. Non vedo perché il calcio debba funzionare secondo un modello diverso... Il sistema attuale dei campionati è meritocratico, la Superlega no. Anche perché non è detto che, tra qualche anno, le squadre fondatrici saranno ancora stimate come le migliori. E allora che si fa? Con quale criterio verrebbero sostituite? Io dico che alle competizioni si può partecipare solo se si è dimostrato di essere il più bravo. E, soprattutto, tutti devono poter aspirare ad essere i più bravi!".
In molti hanno già preso le distanze da tale iniziativa. Tra questi anche qualche tesserato dei club fondatori. Crede che gli allenatori o i calciatori in questione resteranno coerenti alle proprie idee?
"È chiaro che alcuni di questi hanno lanciato dei messaggi molto importanti, soprattutto perché hanno una grande risonanza mediatica. Klopp, ad esempio, è uno degli allenatori più amati e vincenti, ed è rilevante che si sia schierato. Tuttavia, se arriverà, credo che la presa di posizione cruciale sarà quella della gente. Alla fine, tutto funziona in virtù di quello che accettano le persone. Che sia il calcio o il Grande Fratello, se la gente lo guarda vuol dire che funziona. Ecco, in questo senso, una grande rivoluzione potrebbe essere guidata dai tifosi: 'Mi va bene? Lo guardo'. 'Non mi va bene? Non lo guardo'. Ora come ora, i tifosi hanno il potere di scegliere".
Su De Laurentiis e sulle voci di una possibile partecipazione del Napoli alla Superlega?
"Il presidente, da quando è arrivato a Napoli, ha ottenuto risultati importanti. Credo sia innegabile. Gli azzurri da anni sono tra i primi del campionato italiano. Poi è chiaro: il tifoso, guidato dalla passione, vorrebbe sempre di più. Ma è giusto che sia così, Napoli è una grande città con un grande pubblico: una realtà di livello mondiale".
"Per quanto riguarda un'eventuale partecipazione alla Superlega, ovviamente, che sia il Napoli, che sia la Juventus, il Milan, il Livorno o il Bari, il mio pensiero non cambia".
Il Bari potrebbe trarne un vantaggio senza "macchiarsi del peccato"...
"Questi sono meccanismi abbastanza particolari (ride, ndr). Mi auguro che il Bari otterrà grandi risultati a prescindere da quello che sarà il futuro del Napoli. Io sono molto legato a queste due piazze ed in generale a tutte quelle in cui ho giocato. Spero che possano arrivare risultati importanti al di là di queste situazioni".
"Politano lo scoprii quando era in Serie C"
La stagione si avvia alla conclusione tra le incertezze. Meglio concentrarsi sul calcio giocato. Un focus su Politano?
"Io per qualche anno ho fatto anche l'osservatore, e notai e segnalai Politano quando giocava in Serie C nel Perugia. È un calciatore con qualità tecniche importanti. Sicuramente può crescere, dal momento che ha ampi margini di miglioramento in una collocazione tattica ben precisa. Il suo ruolo naturale è quello di esterno. Sta accumulando grande esperienza".
Napoli-Lazio che partita sarà?
"Al di là di quello che succederà alla fine, vista la situazione che sta vivendo il calcio in questi giorni, sarà un match affascinante, bello ed importante. Ad oggi, è una partita fondamentale per tentare di raggiungere quella Champions League, quella che poi non si sa se ci sarà o meno l'anno prossimo... È diventato tutto complicato. Non si sa cosa succederà. In queste ore è molto difficile parlare di campionato, di posizionamenti e di tutto il resto".
Ciro Immobile pericolo numero uno per la difesa azzurra?
"Certo, Immobile è il pericolo numero uno per tutti. Sono anni che dimostra che centravanti è! I goal segnati anno dopo anno parlano per lui. A prescindere dalle analisi che ognuno di noi può fare, i numeri nel calcio dicono tutto. Lui ha un rendimento straordinario".
Osimhen o Mertens, chi schiererebbe titolare?
"Sono due calciatori completamente diversi. Sarebbe bello che un giorno potessero giocare insieme. Secondo me, il nigeriano ha grandissime potenzialità, ma ha bisogno di spazi per rendere al meglio. Contro la Lazio sarà una partita che, forse, inizialmente non sarà molto aperta. Le squadre cercheranno di non prestare il fianco all'avversario, perché entrambe negli spazi sono pericolose. in virtù di questo, Mertens potrebbe essere il calciatore più adatto a partire titolare. Ma, Gattuso, vivendo la squadra quotidianamente, saprà sicuramente meglio di chiunque altro qual è la scelta giusta".
a cura di Giuseppe Canetti
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