Non ci sono dubbi. Ciò che si è verificato in campo è in grado di spazzare via ogni genere di scetticismo: l'avvio di stagione del Napoli è stato sicuramente brillante, quasi da incorniciare. Non per i risultati - già visti: l'anno scorso 24 punti nelle prime 8 partite - ma per lo spettacolo proposto in campo e per la coesione del gruppo, fatto di talenti come Kvara e Raspadori. Su questo e tanto altro si è basato l'intervento ai nostri microfonidi SalvatoreAronica, ex calciatore del Napoli nel quinquennio 2008/2013.
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Esclusiva – Aronica: “La sosta spezza i ritmi, Spalletti ha un segreto. Su Kvara…”
Aronica: "Kvara ha qualità tecniche importanti, occhio alle big..."
Di seguito l'intervista integrale all'ex calciatore azzurro:
Durante l'estate il Napoli ha cambiato pelle, eppure pare che Spalletti sia riuscito ad assemblare molto bene i nuovi acquisti...
"Credo che nessuno si sarebbe mai aspettato una squadra così competitiva nelle prime battute di campionato. Ha cambiato tanto in estate, ha perso dei leader importanti. La proprietà e l'area tecnica, tuttavia, sono state brave a trovare calciatori funzionali al progetto azzurro. Un plauso a Giuntoli ma anche a Spalletti, artefice dell'integrazione del gruppo".
Hai vissuto un quinquennio alla corte degli azzurri, in gran parte sotto la gestione di Mazzarri. Quali sono le differenze della mentalità del tecnico rispetto a quella di Spalletti?
"Rispetto al passato, si sono alzati il livello tecnico e il monte ingaggi del Napoli. È una squadra conclamata ed affermata tra le big di Serie A. Nel lontano 2008 il club si stava nuovamente affacciando alla massima serie, anche se nel corso di quegli anni riuscimmo a raggiungere l'Europa e a vincere la Coppa Italia. Ad oggi è una società struttura molto bene, ha un tasso tecnico elevato, tale da consentire alla squadra di gravitare nelle zone alte della classifica".
A proposito di Champions, il percorso europeo dei partenopei è cominciato alla grande grazie anche all'apporto offerto da Kvaratskhelia. Come giudichi l'inizio di stagione del talento georgiano?
"Non mi aspettavo che sarebbe riuscito ad ambientarsi così velocemente al campionato italiano, è stato molto bravo. Per non parlare di Giuntoli, abile a fiutare il colpo e a bruciare la concorrenza delle rivali, perché un profilo simile difficilmente passa inosservato alle big europee. Kvara ha tanta qualità tecnica ed una grande personalità, la fiducia di Spalletti ha fatto poi il resto".
Rigenerato dal tecnico italiano, anche Stanislav Lobotka si sta rivelando un calciatore fondamentale per questa squadra. Ti aspettavi una crescita cosi repentina?
"Quando è approdato in azzurro, Gattuso non lo vedeva neanche ma la sua qualità era già evidente quando giocava. Tuttavia, un giocatore per esprimere il proprio valore al 100% non può prescindere dalla fiducia dell'allenatore. In questo primo scorcio di campionato, il centrocampo azzurro costituito da Zielisnki, Anguissa e lo stesso Lobotka è il cervello di questa squadra".
Uno dei trascinatori principali del Napoli è Giovanni Di Lorenzo, che sta dimostrando di meritare la fascia da capitano. È stata la decisione giusta? Che impatto ha avuto questa scelta?
"Ho giocato con Giovanni l'ultimo anno di carriera a Reggio Calabria quando era giovanissimo. Si intravedevano le sue qualità tecniche, aveva già la personalità adeguata per guidare la squadra. Si tratta anche del calciatore più 'vecchio' della rosa. È un professionista esemplare, un ragazzo pieno di valori. Non sono sorpreso dalla scelta dei compagni e della società di affidare la fascia ad un profilo come Di Lorenzo".
Nell'ultimo turno di Serie A il Napoli ha battuto il Milan, Spalletti ha preparato una grande partita a livello tattico. I rossoneri erano la squadra da superare per centrare lo scudetto?
"È stata una sfida molto equilibrata, dove nella prima parte il Milan è stato padrone del gioco. Poi il Napoli è stato bravo ad approfittare della situazione e a tenere testa alla formazione di Pioli. La squadra di Spalletti è stata compatta, abile nello sfruttare determinati eventi. Milan, Inter e Juve sono le antagoniste principali per la conquista dello scudetto".
Forse il segreto vincente di Luciano è la profondità della rosa a disposizione. Penso a Simeone e Raspadori...
"La società ha attuato una rifondazione e un ringiovanimento della rosa. Spalletti può contare su tanti calciatori per il campionato, per la competizione europea e per la Coppa Italia. Alla luce di questo, l'allenatore italiano riesce a tenere i giocatori sempre sulla corda e a far sentire tutti parte integrante della squadra. In funzione di ciò, chiunque in campo tende ad offrire il meglio di sé: questo è un fattore rilevante per la psicologia dei calciatori".
Ora c'è il Torino di Juric che ha una filosofia ben precisa. La sosta che valore ha?
"Le squadre del tecnico croato sono sempre complicate da battere per via del suo temperamento e del carisma posseduto. Ad oggi la Serie A si è livellata, tutte le partite nascondono delle insidie e delle difficoltà. Il Napoli dovrà ugualmente conquistare i tre punti per portare avanti le sue ambizioni. Da calciatore preferisco giocare sempre, le soste interrompono i ritmi fisici e nervosi degli atleti".
In chiusura c'è da commentare la scelta di Fabio Cannavaro di sedersi in panchina a Benevento...
"Conosco bene Fabio e Paolo, sono entrambi miei amici. Da allenatore ha le idee chiare, ha grande carisma, oltre ad essere un esperto di calcio. Il club campano ha fatto un colpaccio affidandosi a lui. Dopo alcuni anni all'estero, credo che per Fabio è stato fondamentale ripartire da un club italiano. Porterà esperienza e cultura del lavoro a Benevento. Mi auguro che le streghe possano raggiungere la Serie A, perché sarebbe bello se il Sud fosse così rappresentato da un numero ancora maggiore di squadre".
A cura di Edoardo Riccio
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