Fabiano Santacroce, ex difensore, è stata una delle promesse del calcio della metà degli anni '2000. Fisicamente incarnava già il prototipo del calciatore moderno, e gli anticipi erano il suo marchio di fabbrica. Al Napoli, città a cui ancora oggi è legato, ha raggiunto l'apice della sua carriera. In quegli anni è entrato nel giro della Nazionale guidata da Marcello Lippi, che solo 2 anni prima aveva vinto il Mondiale in Germania. Purtroppo, gli infortuni hanno spezzato il suo sogno. Oggi continua a coltivare la passione per il calcio, quello più nobile: fa il procuratore e segue tanti giovani anche in zone difficili di Napoli.
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Santacroce: “Ho appeso gli scarpini, aiuto i giovani calciatori in difficoltà. Sul mio passato azzurro…”
Fabiano Santacroce, ex difensore, è stata una delle promesse del calcio della metà degli anni ‘2000. Fisicamente incarnava già il prototipo del calciatore moderno, e gli anticipi erano il suo marchio di fabbrica. Al Napoli, città a cui...
Santacroce tra passato, presente e futuro
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, cosa fa oggi Fabiano Santacroce?
“Ad oggi faccio il procuratore, ma in maniera molto personale. Non faccio questo solo per l’introito di soldi, ma è un impegno concreto per i giovani calciatori e per salvaguardare il loro futuro. C’è un mondo dietro che è molto duro e molti ragazzi spesso non hanno l’opportunità di arrivare dove potrebbero. Qui a Napoli seguo tanti ragazzi nei territori più difficili per cercare di aiutarli e fargli intraprendere la giusta direzione. Ho anche il patentino di allenatore, ma non penso faccia per me. Anche perché ho smesso di giocare per stare più vicino alla mia famiglia”.
Ha preso parte a un videoclip di una canzone e ad un film, ma voleva fare il calciatore oppure l’attore?
“Io facevo di tutto (ride ndr). I miei genitori non riuscivano a tenermi in casa e io praticavo nuoto, calcio, judo e facevo il boy scout. Poi mi avevano iscritto in un’agenzia pubblicitaria ed ho iniziato a lavorare in quel settore. Alla fine ho fatto una scelta e mi sono dedicato al calcio, quello che mi piaceva di più”.
Approdo al Napoli a 21 anni, ricorda il momento del trasferimento?
“Fu un momento particolare e non me l’aspettavo. Ricordo che stavo in palestra ad allenarmi e venne il team manager a dirmi che dovevo fare le valigie e andare a Milano perché mi avevano venduto al Napoli. Era un periodo in cui non pensavo di muovermi da Brescia visto che mi ero creato lì la mia vita, non era semplice all’improvviso essere catapultati in una nuova realtà”.
Due gare memorabili di Santacroce con la maglia del Napoli, una contro l’Inter di Mourinho vinta per 1-0, l’altra terminata 0-0 contro il Milan di Ancelotti. Che momenti sono stati?
“Erano due squadre di fenomeni. Io ci giocavo con le figurine e poi me li son trovati davanti (ride ndr). Con l’Inter vincemmo con gol di Zalayeta dopo un lancio sbagliato di Julio Cesar. Ricordo che loro non perdevano da tantissime partite. Ricordo benissimo quella partita, il San Paolo era straordinario. Ricordo ancora il suono dei fischi quando l’Inter aveva la palla, noi non sentivamo quando l’arbitro fischiava e doveva mimarcelo a gesti. Il San Paolo (ora Maradona ndr) vale come due uomini in campo e quest’anno è mancato”.
Il momento indimenticabile di Santacroce è stato…
“Sicuramente quando ho raggiunto l’apice della mia carriera nel 2008 e sono stato convocato in Nazionale da Lippi. È stato un traguardo emozionante. Allenarmi col mio idolo Cannavaro e con chi 2 anni prima aveva vinto il Mondiale è stato fantastico. Purtroppo gli infortuni hanno un po’ frenato il tutto. Lippi mi chiamò e mi disse che mi avrebbe convocato nuovamente e che mi avrebbe fatto esordire. Cerco sempre di prendere il lato positivo delle cose. Ho avuto tanti infortuni che mi hanno fatto crescere tanto come persona. Sicuramente c’è stato un dispiacere, ma ho sempre guardato avanti col sorriso”.
Come le sembra il calcio di oggi?
“Sicuramente per le categorie più piccole ci sono tanti problemi. Sono stato protagonista di un episodio assurdo in un Cuneo-Piacenza in cui l’altra squadra aveva in campo solo ragazzini e non erano neanche in 11. Purtroppo c’è sempre più crisi. In Lega Pro i calciatori guadagnano come operai e spesso diventa difficile andare avanti. Mi è capitato di essere cacciato dagli alberghi perché la società non pagava. Mi è anche capitato di dover aiutare economicamente tanti addetti ai lavori quando giocavo in Serie C”.
Chi è stato il suo “maestro”?
“Stefano Borgonovo. È stata una persona che mi ha dato tantissimo ed è stato il primo a credere in me. Ho avuto l’onore di essere allenato da lui quando ero nelle giovanili del Como. Lui mi ha fatto capire quanto bisogna guardare anche il lato divertente del calcio, e per divertirsi tanto bisogna giocare sempre meglio. È stato un insegnamento importante. Lui si fermava dopo gli allenamenti a fare l’uno contro uno con me, ci divertivamo tantissimo”.
Nei ritiri si fanno sempre tanti scherzi, ne ricorda uno in particolare?
“Molti non si possono raccontare (ride ndr). Col Napoli ricordo quando Grava e Calaiò fecero uno scherzo al massaggiatore Carmando. Gli buttarono i petardi mentre stava facendo dei massaggi a un calciatore”.
Il più forte con cui ha giocato e il più forte che ha marcato?
“Uno dei più forti con cui ho giocato è Zalayeta, un calciatore straordinario nonostante avessi grandi problemi alle ginocchia. Era impressionante, in allenamento provavo ad anticiparlo e non ci riuscivo, ed in quel periodo anticipavo tutti (ride ndr). Era meraviglioso, aveva gli occhi dietro la testa. Il più forte che ho marcato è stato Crespo. Ho giocato contro Ronaldo, Del Piero, Ibrahimovic, Vieri, Totti e Adriano. Ricordo che una partita mi fece impazzire, mi sembra di marcare Aldo, Giovanni e Giacomo come nel film (ride ndr). Ogni movimento che faceva era impossibile marcarlo”.
Parlando del presente, il Napoli di Gattuso è sulla buona strada?
“Io son sempre stato fiducioso ed ho sempre difeso Gattuso. È stato un anno particolare con tante partite di fila. Poi ha avuto tanti infortuni. In queste condizioni è difficile preparare le partite. Sono anche mancati i giocatori chiave in alcuni momenti importanti, come Mertens ad esempio. Quando sono rientrati la mentalità è cambiata. È difficile giocare tutte queste partite di fila che danno tanto stress fisico e stress mentale. I dettagli nel calcio sono importanti”.
Oggi c’è un altro Santacroce?
“Proprio come me no, anche perché io giocavo con le marcature e oggi non si usano quasi più. Ma mi piace molto Bastoni, potenzialmente può diventare davvero forte”.
A cura di Giovanni Frezzetti
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