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Esclusiva – Del Genio: “Spalletti bravo a fidarsi, il Napoli ha forza! Su Lobotka…”

Giuseppe Ferrara

In esclusiva ai nostri microfoni le dichiarazioni di Paolo Del Genio, noto giornalista napoletano

Dopo un mercato non semplice, il "nuovo" Napoli ha cominciato a dimostrare la proprie qualità. Di certo le somme non vanno tirate adesso, ma questo gruppo può puntare ad obiettivi mai centrati. Per analizzare al meglio l'attuale stagione dei partenopei, in esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto Paolo Del Genio, noto giornalista.

Del Genio: "La vera forza del Napoli è il gruppo, non c'è un calciatore imprescindibile"

Credo sia necessario partire dal trionfo di San Siro. Secondo lei, quanto è importante la vittoria del Napoli contro il Milan in ottica Scudetto? Non dimenticando che la Serie A quest'anno sembra essere molto equilibrata...

"Siamo solo all'inizio di un campionato equilibrato e sicuramente dirà tante cose. La vittoria del Napoli è importante perché fa capire che questa squadra sa vincere in più modi. Per quanto riguarda lo Scudetto è ancora troppo presto, bisognerà attendere l'evolversi della stagione. Ci sono ancora in palio 63 punti che sono un'infinità. Intanto, gli azzurri hanno vinto in un modo del tutto diverso. Nelle uscite precedenti la vittoria è arrivata dominando le partite, invece a Milano ha saputo soffrire e restare dentro al match. Se questo gruppo riesce ad aggiungere tutto ciò sarà fondamentale per il prosieguo. Non va dimenticato che nel corso di un'annata si vincono 15-20 gare ed ulteriori 7-8 sapendo soffrire e combattere. Questo è tutto ciò che è mancato al Napoli l'anno scorso."

Lei pensa che questa squadra rispetto alle precedenti stagioni sia anche maturata?

"Quello che noto nel Napoli è la forza. L'esempio più lampante è il salvataggio di Kim sul colpo di testa di Diaz. Queste sono giocate che non ricordo nelle altre stagioni, motivo per il quale sono molto soddisfatto di ciò che abbiamo visto a San Siro. Il calcio è sicuramente qualità di gioco, grandi dribbling, ma non solo. Occorrono anche salvataggi strepitosi o costringere l'avversario a non tirare bene come successo sulla traversa di Kalulu".

Restando sul big match, ma spostandoci su i singoli calciatori, qual è l'uomo dal quale lei è rimasto più stupito?

"Ho avuto grandi conferme da Kvaratskhelia. Soprattutto nel primo tempo la prestazione è stata incredibile. Ha costretto Pioli ad un cambio in difesa vista l'ammonizione di Calabria. Inoltre, va sottolineata la prestazione di Lobotka e la sua capacità di gestire il pallone negli ultimi 20-25 minuti".

Il centrocampista slovacco è ormai imprescindibile?

"Un po' tutte le squadre hanno uomini che dovrebbero essere sempre in campo per le loro qualità. In futuro, andranno studiate delle soluzioni perché l'assenza di un metronomo come l'azzurro pesa nettamente nella costruzione del gioco. Al momento, non esiste un sostituto naturale ma potranno nascere nuovi interpreti. Nessuna squadra deve essere dipendente da un calciatore. L'esempio è Osimhen. Nonostante sia un calciatore importantissimo, il Napoli è riuscito a vincere ugualmente tutte le partite. Ovviamente, non significa che l'attaccante non sia un uomo importante, ma l'assenza di un qualsiasi giocatore non deve pesare sul resto della squadra".

Secondo lei, quanta programmazione c'è dietro l'egregio lavoro di Spalletti da quando è arrivato alla corte del Vesuvio? 

"Credo che il tecnico quest'anno si sia dovuto fidare e ha fatto bene. Ha fatto un ottimo lavoro con Kim e Kvaratskhelia nonostante fossero calciatori poco famosi. La società ha svolto un ottimo lavoro, in particolar modo chi si occupa dello scouting. Spalletti è stato bravo perché ha testato le qualità di questi due ragazzi e dopodiché non ha esitato a schierarli nella formazione titolare".

Analizzando il Napoli in Europa, questa squadra negli anni passati ha sempre faticato nelle competizioni importanti, la musica però sembra essere cambiata. Lei cosa pensa in merito alle prime uscite in Champions League dei partenopei?

"Le prime due vittorie contro Liverpool e Rangers sono risultati straordinari. Ormai, l'ordinario per le squadre italiane è diventato soffrire contro chiunque ed ottenere sconfitte pesanti in campo europeo. I risultati fin qui ottenuti non vanno sottovalutati. Non va dimenticato che il Napoli ha sfidato una candidata alla vittoria finale ed una finalista della passata edizione di Europa League. Tutto ciò è incredibile ed allo stesso tempo anche inatteso. Era difficile prevedere un inizio simile in un torneo così prestigioso".

Quest'estate Napoli ed il Napoli hanno vissuto una telenovela legata alla questione portieri. A lungo si è parlato dell'arrivo di Navas, come sappiamo poi non andato a buon fine. Meret sembra rinato...

"Meret è un portiere molto bravo, possiede dei mezzi incredibili. Acquisterà ancora più fiducia quando comincerà a sentire di essere un estremo difensore affermato. Il ragazzo ha svolto un ottimo lavoro, è stato bravo ad isolarsi. Va ricordato che le prime quattro partite si sono giocate con il mercato aperto e con una situazione ancora indefinita. Io penso che dalla società non sia arrivato un atto di totale sfiducia, ma una semplice opportunità. Forse Alex non si è sentito messo in discussione anche perché il club non ha cercato qualsiasi portiere pur di sostituirlo".

Dall'addio di Koulibaly a Kim: chi il nuovo pilastro?

"Credo che al momento il quartetto difensivo funziona alla grande. Al momento è difficile trovare il vero leader. Infatti, Mario Rui, Rrahmani, Kim e Di Lorenzo si aiutano molto tra di loro. Già l'anno scorso si erano visti segnali importanti in questo reparto, non a caso è stata la miglior difesa del campionato assieme al Milan. Inoltre, va ricordato che Kim è al primo anno in un nuovo campionato. Il club prima di acquistarlo l'ha osservato a lungo ed infatti proiettare un difensore in un campionato più difficile non è semplice".

Il club azzurro ha lanciato un messaggio: tornare a credere nei giovani. Gli acquisti di Kvaratskhelia, Raspadori e non solo hanno tracciato un po' l'idea della società. Secondo lei, questo può essere un esempio per le altre società e ancor di più per il calcio italiano che vive un momento difficile?

"Credo che oltre all'eta vanno acquisti calciatori che abbiano fame. Ci sono società che prendono grandi calciatori che però quando arrivano in Italia sono in parabola discendente. In un calcio di crisi come quello italiano è obbligatorio credere nei giovani che devono ed hanno voglia di affermarsi".

A cura di Giuseppe Ferrara in collaborazione con Leonardo Litterio

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