Tornare alla normalità dopo la serata indimenticabile vissuta ieri sembra impossibile. Come si fa a lavorare, a studiare senza avere davanti agli occhi il gol di Giacomo Raspadori? Come si fa a non sentire il cuore battere a mille pensando che tra meno di 7 giorni questa città, i giocatori, Spalletti, De Laurentiis, Giuntoli e tutto lo staff azzurro potrebbe lasciarsi ad un grido liberatorio che mancava da 33 anni. Un grido che nel 2018 sembrava possibile ma sfumò per far esultare ancora una volta il nord. Quel grido che Piotr Zielinski ha sentito ancora più forte ieri.
editoriali
Come la vita che ti ripassa davanti: nell’esultanza di Zielinski il più intenso dei dejà-vu
La reazione di Zielinski: uno dei superstiti del 2018
Ieri al 93esimo minuto nel momento esatto in cui Jack “purgava” la Juventus all’Allianz Stadium davanti agli occhi dei tifosi è apparso Kalidou Koulibaly che volando in cielo regalò una settimana emozionante al popolo partenopeo. Uno scudetto che quel 22 aprile 2018 sembrava veramente possibile. Probabilmente quella stessa immagine è apparsa avanti agli occhi di Piotr Zielinski. Lui che insieme a Mario Rui è uno dei superstiti di quella corazzata arrivata seconda con 91 punti. Il polacco ieri insieme ad Elmas e Raspadori ha cambiato l’inerzia del match costruendo azioni pericolose e confezionando la rete che ha fatto esplodere tutti. Ma più della sua danza sul pallone, una danza di cui solo lui è capace, ciò che maggiormente ha emozionato chi scrive è la sua reazione quando il numero 81 l’ha messa dentro. Piotr si è disteso per terra ripercorrendo quella serata di 5 anni fa. In quei secondi vissuti in solitaria probabilmente la sua mente ha rivissuto quei momenti. La rabbia per quello scudetto strappato, la rabbia per quella bellezza mostrata senza però riuscire ad ottenere la gloria. In quei secondi in cui si è disteso a terra, non per stanchezza, ha acquisito la consapevolezza che questa volta quel sogno nessuno potrà strapparglielo. Perché rispetto a 5 anni fa a Torino contro i bianconeri gli azzurri hanno messo il mattoncino decisivo per il tricolore. Mentre 5 anni fa erano i padroni di casa a trovarsi a solo +4 punti di vantaggio.
Vedere Piotr disteso sull'erba estasiato dalla consapevolezza della grande storia scritta da lui e i suoi compagni in questa stagione è stato emozionante. In quella sua reazione c’erano le lacrime di Jorginho e Allan, c’era la mossa di kung fu di Pjanic su Rafinha, c’era il tradimento di Higuain, il sorriso smorzato di Mertens, il sogno svanito di Insigne, il gol reso vano di Koulibaly. La tripletta di Cavani, Lavezzi che non “abbraccia” il collega juventino, le diagonali di Callejon, la bellezza del gioco di Sarri. Le battaglie di Raul Albiol, la tripletta di Simeone, che ora invece ha messo il suo tocco in questo trionfo azzurro, le simulazioni di Cuadrado, la testata di Britos, le giocate di Hamsik, la sua doppietta con rimonta. Il gol di Quagliarella, le coppe Italia vinte, la Supercoppa di Pechino, l'espulsione di Pandev, il guardalinee che conosceva il macedone. C'era la troppa vicinanza di Orsato e gli audio spariti, c'era il rigore fischiato da Calvarese contro l'Inter su simulazione del solito colombiano, c'era la presunzione di Allegri e c'erano le lacrime dei tifosi azzurri. Nella reazione di Zielinski, che nel 2018 faceva parte di un gruppo che avrebbe meritato la vittoria, c’era tutta Napoli che finalmente dopo 33 anni potrà urlare: “Noi siamo i campioni d’Italia”.
A cura di Sara Ghezzi
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