editoriali

Volevo essere un duro (Però ho paura del buio)

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Conte e il Napoli hanno dimostrato di avere carattere e spirito di squadra: ma ogni tanto hanno paura di rischiare
Giovanni Frezzetti
Giovanni Frezzetti Caporedattore 

“Volevo essere un duro, però non sono nessuno. Non sono nato con la faccia da duro e ho anche paura del buio”, con i versi della splendida canzone di Lucio Corsi in gara a Sanremo si può riassumere la prestazione del Napoli contro la Lazio e le scelte di Antonio Conte. Voi direte: ma questo Napoli è stato un duro (certo! Ndr), ma perché ha paura del buio?

Volevo essere un duro (Però ho paura del buio)

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Il riferimento è ad Antonio Conte: sia chiaro, non è una critica (a una squadra prima in classifica si possono fare solo degli appunti) ma un cercare i motivi di un pareggio che fa rallentare, seppur arrivato in una situazione d’emergenza. Sia chiaro: la Lazio ha fatto una grande partita e il Napoli ha risposto colpo su colpo. Ma Conte ha avuto paura del buio non inserendo dalla panchina gli uomini che aveva, anche se un’incognita erano meglio di chi era in affanno. L’errore, non per paura, è arrivato quando non ha sostituito chi era in difficoltà in quegli ultimi 10 minuti: Anguissa e Lukaku su tutti. In panchina c’erano Billing e Simeone e forse si potevano inserire in quanto non sono totalmente oggetti sconosciuti. Quel buio terrorizza Antonio Conte che spesso si affida anche nei momenti difficili a ciò che conosce, a ciò che reputa un porto sicuro. Questo è stato l’errore principale in questa partita in cui ci sono sicuramente delle certezze a cui aggrapparsi per le ultime gare.


Il Napoli è stato un duro! E qui sta il merito di Conte che ha tirato fuori tutto dai suoi calciatori. Anche solo con gli uomini contati riacciuffa e poi ribalta la gara prima di essere acciuffato in extremis. Questo fa capire ancora una volta come quel "noi" del mister sia reale e quanto il suo lavoro fatto da luglio scorso sia enorme. Lo si vede con i calciatori in campo che sono sempre affamati e mangiano l'erba: Raspadori ne è l'esempio, chiamato in causa segna ancora una volta gol pesanti e forse lancia l'ennesimo segnale su quale sia il suo ruolo. Detto ciò, la squadra gioca bene per larghi tratti ed è chiaro come con qualche soluzione in più le cose sarebbero potute andare diversamente. Anche il 3-5-2 (già utilizzato a inizio stagione) ha funzionato per larghi tratti, ma si è sentita l'assenza di Politano che appena entrato ha dato una sterzata alla gara. Ora però è il momento di analizzare bene in settimana quanto convenga inserire i vari Hasa, Billing, Gilmour ecc, o quanto convenga lasciare in campo calciatori (giustamente) col fiato corto. Sarà questo il dilemma di fine stagione in vista anche del mercato estivo in cui andrà alzata l'asticella: la base è buona e questo campionato l'ha evidenziato. Conte il Napoli sono dei duri: ora non devono più avere paura del buio!

A cura di Giovanni Frezzetti

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