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(Photo by Shaun Botterill/Getty Images)
Per chi non lo sapesse, Victor Osimhen ha messo in porta due palloni - uno nel finale, all'87' - che sono valsi al Napoli il primo punto nel girone di Europa League. Un pallonetto soffice soffice fatto su misura per l'uscita di Schmeichel, poi un colpo di testa che ricorda gli stacchi di Cavani nel 3-0 alla Juventus del 2011. I primi due gol della stagione dell'attaccante nigeriano sono una prova di puro dinamismo, equilibrio e tecnica. Questo qui è forte. Ma mi stupirei se già tutti lo avessero capito.
Leicester-Napoli è stato uno spettacolo godibile, estremamente più divertente di tutte e tre le ultime giornate di Serie A messe insieme. Ma per davvero. Gli azzurri di Spalletti hanno da subito mostrato di tenere il ritmo delle Foxes, mentre gli avversari erano molto attenti a chiudere le linee interne di passaggio e a non concedere più di qualche cross sugli esterni. La differenza, specie nei primi 15', l'ha fatta la velocità di aggressione sulla riconquista del pallone: la squadra di Rogers arrivava famelica sugli uomini in rosso, toglieva aria e tempi di gioco, anticipava i pensieri che diventavano così via via sempre più leggibili. Poi il gol: sul cross dalla sinistra si fa presto a dire di chi sia l'errore, ma l'azione è stata così veloce che quasi è sembrato tutto troppo facile. Di lì in poi il Napoli ha continuato a macinare gioco, con Osimhen che ha prima fornito un clamoroso assist per Zielinski (errore davanti alla porta per il polacco, ma ottima prestazione ndr) e poi ha calciato alto un pallone ghiottissimo, dal centro dell'area di rigore. Grazie alla profondità data dai suoi movimenti gli azzurri tenevano sempre aperta l'opzione della verticalità, permettendo di conseguenza l'inserimento di più uomini in area in attesa della rifinitura giusta. Senza paura delle ripartenze, tutte gestite in modo impeccabile nel primo tempo.
Qui la facciamo breve: l'azione dell'1-2 del Napoli è di una bellezza rara. Al termine di scambi velocissimi al limite dell'area di rigore Victor palleggia, la mette giù e tiene botta, vede arrivare il portiere e con due difensori addosso fa lievitare la sfera quanto basta per scavalcare Schmeichel & co. In altre occasioni il pubblico sarebbe andato in visibilio, ma c'era ancora da recuperare lo svantaggio. Il Leicester ancora aveva sfruttato una ripartenza, causata stavolta da un errore in uscita: difficile per Barnes sbagliare quel diagonale, che potente ha punito Ospina e il maldestro tentativo di recupero di Malcuit (forse il peggiore in campo, ndr). Poi succede che Politano rientra sul sinistro, perché fa così, e pennella un cross sulla testa dell'attaccante con la numero nove: Victor si libera di Soyoncu tenendolo lontano col corpo, arriva all'altezza di 2,52 m. e riesce ad indirizzare con forza il pallone lì dove - ancora - il portiere non sarebbe mai potuto arrivare.
È il ruggito dell'attaccante vero, è la felicità del ragazzo che ancora sogna, che ancora non sa chi è diventato. Osimhen è andato ad urlare in faccia ai propri tifosi di essere come loro, di essere tra loro, di aver segnato una doppietta in Inghilterra perché conosce ogni loro sofferenza e la vuole premiare, perché sa cosa significa combattere e lo vuole insegnare. Lo ha trasmesso, lo abbiamo sentito. Una frustata e un pallonetto non dicono forse niente di un giocatore, ma tanto hanno detto di questo ragazzo qui. È la storia di un estro che si presta, di un'umiltà che viene condivisa. Per Spalletti sarà un superbomber,ma nella mente Victor Osimhen è già un leader puro.
Questo Napoli sembra aver assorbito - ed è un bene - il carattere del proprio allenatore, un uomo forte, un uomo che sceglie. Ma poco potrebbe fare Lewis Hamilton se fosse costretto in gara a guidare una Seat 127. Per fortuna Spalletti guida Osimhen, l'attaccante che spacca le difese con una facilità abissale e che ci ha mostrato forse solo il 30% delle sue potenzialità. E se è vero che una gara di calcio è uno spazio da riempire di tante cose, Victor ce ne mette molte: si impegna, pressa, calcia, scalcia. Vive ogni minuto con passione e poi ha un talento incontrollabile, un intuito a volte dannoso e spaventoso (come tutto ciò che non comprendiamo quando è fuori dagli schemi, dal disegno). Con qualche aggiustamento qua e là, con la crescita naturale che poi arriva per tutti, Vittorio può presto trasformarsi in una punta di caratura internazionale, con pregi e difetti ma con un'efficacia paragonabile solo a quella di Haaland, che sembra fatto in laboratorio come Mewtwo.
Così il velo di Maya si è abbassato e il carro degli elogi ha aggiunto posti a tavola: il talento esplosivo di questo ragazzo ci è arrivato dritto in faccia ed ha sbarrato gli occhi di chi non voleva vedere, ha alzato le antennine dei detrattori che ora si staranno nascondendo in qualche anfratto dall'imbarazzo o dall'indecisione. Nel frattempo, Napoli si gode un ennesimo beniamino, uno che - come pochi altri - conosce la discesa perché ha vissuto la salita con a disposizione le sue sole forze. Uno che ha il fuoco negli occhi perché esplora e incide con l'entusiasmo di un bambino. Victor Osimhen è un grandissimo attaccante.
Si accomodi fuori chi non ci crede.
A cura di Mattia Fele
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