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editoriali
Giulietta piange cinque volte: è colpa dello “spacciato” Napoli di Spalletti
Il Napoli entra al Bentegodi tra scetticismo e disfattismo, ne esce tra esaltazione e sbigottimento. La misura è la chiave, intanto però Giulietta piange cinque volte e no, non è perché l'ha lasciata Romeo, è colpa dello "spacciato" Napoli di Luciano Spalletti.
Il nuovo Napoli di Luciano Spalletti parte forte e, nella prima mezz'ora del nuovo anno calcistico, azzanna il Verona - peccato che si dimentica i denti a Napoli. I primi trenta minuti infatti recitano: Napoli, Napoli, Napoli eppure il gol lo fanno gli scaligeri.
Ben 14 minuti e 28 secondi di possesso palla azzurro (su 18 minuti e 68 secondi di tempo effettivo giocato nei primi 30 minuri) ma i partenopei sembrano congestionati, impacciati - come l'errore a due passi dalla porta di Osimhen - emozionati - come qualche dribbling non riuscito di Kvaratskhelia (d'altronde è normale che a 21 anni possa tremare un po' la gamba alla prima in Serie A).
Al contrario in soltanto 3 minuti e 6 secondi di possesso palla, i veronesi trovano, l'episodio del vantaggio: corner, torre di Gunter e gol di Lasagna. Sembra quindi prefigurarsi sempre la stessa storia, sempre gli stessi terribili veronesi: cinici, cattivi e razzisti - nulla di nuovo in quel di Verona.
Lo svantaggio porta con sé: delusione, rabbia e... libertà, sì perché non si può avere il timore di perdere se si sta già perdendo. E così il Napoli si libera del fardello e della pressione di andare sotto, perché lo è per davvero. La mente si libera e le gambe pure: ad averle sciolte, come spesso capita, è il Chucky che galoppa e mette un cross in mezzo sul quale si fionda il più atteso (ma non così, non di testa) Kvicha: esordio, gol alla prima in Serie A ed esultanza alla Stephen Curry - dai Kvara, lascia un po' di prima pagina anche ai tuoi compagni!
A contendergli la copertina è V per Vendetta che riprende da dove ha lasciato: maschera, gol e caratterino. Zampata sul secondo palo ed esultanza da incorniciare: chi di razzismo ferisce, di gol perisce.
Nel secondo tempo poi il Verona lo si rivede soltanto una volta: è la rete del 2-2 di Henry. Dopodiché i partenopei premono sull'acceleratore e per gli scaligeri è l'inizio dell'incubo. Da manuale l'azione del 3-2 degli azzurri: sponda di Victor, Mario Rui in verticale per Kvara che imbuca Zielinski - tutto di prima! (No, non è un allenamento a Castel Voltuno).
Ancora, un sontuoso quanto impeccabile Lobotka (98% di precisione passaggi) trova la via del poker - intanto proseguono le pratiche all'anagrafe per l'aggiunta di "Don Andres". Infine l'ormai convinto (di Napoli) ed entusiasta Politano mette minuti nelle gambe e nel mentre fa la manita: game, set, match.
Prima di Verona-Napoli, qualcuno urlava al settimo posto, altri al calciomercato disastroso; dopo Verona-Napoli è pura esaltazione. La misura però è necessaria: è calcio estivo, il mercato è aperto (e per fortuna!), è solo la prima e si tratta del Verona di Cioffi.
Va infatti precisato che questo Verona è attualmente vulnerabile e indebolito. Orfano di Simone, Caprari e Casale (oltre a Barak a mezzo servizio) - non a caso il mister ha dichiarato post partita: "Ci serve un aiuto", facendo riferimento al mercato.
Non è affatto il Verona di Juric né tantomeno quello di Tudor - entrambi castigatori del Napoli di Gattuso prima e Spalletti poi. Questo, è un Verona non particolarmente aggressivo, rognoso o cattivo - anche se si contano 15 falli a 6. E cos'è dunque il Verona senza la sua caratterizzante aggressività? Poco e nulla.
Dall'altro lato però anche il Napoli di Luciano è vedovo di Koulibaly, Insigne, Mertens e Ospina, eppure nessuno pare essersene accorto: e questa è la vera notizia di giornata.
È solo la prima, è vero. Ma tra il farla bene e il farla male, il Napoli ha scelta di farla in grande.
A cura di Claudia Vivenzio
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