editoriali

Lo Stato non tolleri la camorra degli ultrà: vogliamo le bandiere azzurre pure sulla luna

Giovanni Ibello

Gli ultras della salernitana "vietano" di esporre in città le bandiere del Napoli

"È inutile nascondere che in città ci sia un ristretto numero di tifosi "avversari" e questo messaggio è rivolto proprio a questi. Al raggiungimento di questo importante traguardo dovrà farla da padrona il RISPETTO nei confronti della città e di tutti i tifosi della Salernitana, ciò si dimostra riponendo eventuali sciarpe e bandiere azzurre nel cassetto e non certo sui balconi di SALERNO. OGNUNO FESTEGGI A CASA SUA! Finché vivremo ameremo una sola bandiera e sarà quella GRANATA. La città di Salerno e la sua provincia si dovranno colorare esclusivamente del colore che più onoriamo e che più amiamo: MARCHIAMO IL TERRITORIO! Pensatela come volete ma per NOI sentirsi partecipi di una realtà ed ergersi a strenui difensori della SALERNITANITÀ, con tutto ciò che questo comporta, riveste un'importanza primaria, fondamentale ed esclusiva". Come si apprende da questo stralcio condiviso dalla Curva Sud Siberiano, il tifo organizzato della Salernitana ha diramato un comunicato sconcertante, un comunicato che a conti fatti, vieta alla gente del capoluogo campano di esporre vessilli del Napoli all'esterno delle abitazioni private. Avete capito bene, questi signori pretendono di sostituirsi allo Stato e di dettare legge su ciò che un privato cittadino può o non può fare a casa sua. Ed è una cosa gravissima che dovrebbe essere sottoposta al vaglio della pubblica autorità. Che succede se io, cavese e tifoso del Napoli, espongo una bandiera azzurra all'esterno della mia abitazione? Rischio ripercussioni? Devo temere per l'incolumità mia e dei miei cari? Forse non è chiaro, ma questa è la esatta definizione di camorra. "Il messaggio è rivolto a questi (ai tifosi napoletani di Salerno, ndr)". E' forse una minaccia? Ragionamenti per analogia a parte, nessuno può vietare ai tifosi azzurri di Salerno e provincia di far detonare la propria gioia per uno scudetto che manca da 33 anni. Il solo pensiero di vietare i diritti costituzionali è un qualcosa che rende bene l'idea di quanto una certa frangia del tifo organizzato sia da estirpare come un cancro. E le ultime vicende corroborano questo insano concetto. Un paio di note a margine. La prima: Salerno se ne faccia una ragione, il Napoli è la squadra della Campania e di tutto il Sud Italia. Forse siamo esagerati se diciamo, non senza un pizzico di sarcasmo, che tifare per lo scudetto degli azzurri dovrebbe essere un dovere morale tanto a Napoli quanto in Sicilia. La seconda: la gioia non ha mai un solo colore, e quando è sana non si può soffocare senza rievocare gli oscuri totalitarismi del passato.

Da Filangieri in poi: cercare la felicità è la missione di ogni essere umano

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Cercare la felicità dovrebbe essere la sacra missione di ogni essere umano così come peraltro espresso dal primo articolo della costituzione americana del 1787: la felicità è viene qui qualificata come un diritto "innato e inalienabile". Ed è curioso notare che è proprio su questa prerogativa che si fonda la società statunitese, un principio mutuato dall'illuminista partenopeo Gaetano Filangieri. Le idee di Filangieri, grande filosofo del diritto, hanno ispirato Benjamin Franklin nell'ideare l'ordinamento giuridico del paese a stelle e strisce. Il pensiero dell'intellettuale napoletano ha avuto un ruolo fondamentale grazie alla sua moderna visione del diritto e alla sua idea di garantismo. Insomma, nessuno provi a ostacolare la gioia, anzi... se possibile mandate un missile sulla luna e piantate una bandiera del Napoli in uno dei suoi crateri.

A cura di Giovanni Ibello