editoriali

Il Napoli ha vinto lo Scudetto senza chiedersi cosa ci fosse al di là del cielo

torino napoli
Chi ha sbagliato? Tutti. Non può essere altrimenti dopo una serie di debacle di questo genere, nello sconforto più generale. Il Napoli semplicemente non c'è più
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Ritrovare spicchi di Napoli è impresa ardua dopo la figuraccia di Torino. I calciatori non erano che sbiadite riproduzioni di ciò che hanno dimostrato nell'anno scorso ma pure nella loro carriera, che non è stata fatta solo di vittorie. Anzi, di una sola. Proprio per questo risulta incomprensibile l'atteggiamento lascivo e lo status psico-fisico completamente scollegato dal campo e dal gioco. Lo stesso Kvaratskhelia - che è fortissimo e giocherebbe senza troppi problemi nel Bayern come nel Real o Psg - sembra fumoso da mesi e non riesce ad inquadrarsi più nelle sue giocate, checché Mazzarri abbia provato a spostarlo. Nel Napoli di Garcia per lo meno esistevano i singoli singulti, gli accenti tonici che risollevavano i canovacci inesistenti. I Politano e gli Zielinski, danzatori sotto una pioggia prima solo accennata e ora incessante fino a divenire temporale. Non c'è fuga dal tunnel, apparentemente.

A macchia d'olio

—  

È incredibile ma vero. Da febbraio 2023 (si era capito, in un certo modo, che il Napoli avrebbe vinto) non c'è stata nessun tipo di programmazione sul futuro. Il Napoli ha vinto senza chiedersi cosa ci fosse al di là del cielo. Ecco scoperto cosa: la caduta. Una di quelle rovinose e col paracadute rotto che si apre a intermittenza. Il Napoli sta crollando in classifica ma soprattutto sta tornando a una dimensione di grossa mediocrità e risultati altalenanti perché ha rinunciato al suo DNA, ha perso i suoi codici. Non può che essere un problema innanzitutto tecnico, ma nemmeno si può gettare la croce su entrambi gli allenatori che si sono susseguiti in questa stagione senza dare un minimo peso a quello che questi calciatori stanno combinando. Infortuni e sfortuna a parte, dove sono le prestazioni quanto meno decenti e decorose di Rrahmani? Cos'è diventata la corsia di sinistra? Che strategia è lanciare palla alta sulla prima punta con Raspadori in campo? C'è confusione in ogni porta blindata della sede di Castel Volturno. Non ci sono pieghe minimamente sistemate, anzi: tutto si ingrandisce a macchia d'olio e rischia di frammentare pian piano tutto il senso di un lavoro almeno quinquennale. Diremmo da Sarri in poi.


Non si può, poi, comprendere come sia stato possibile che nessuno si sia accorto e/o abbia preso provvedimenti riguardo alla faccenda degli "scontenti", ma è pur vero che: 1) avevano manifestato davvero scontentezza a giugno? 2) cosa si sarebbe detto a Napoli della società se avesse venduto dopo lo Scudetto Osimhen, Elmas, Simeone, Ostigard, magari Zielinski? La questione è spinosa. Di certo non avremmo mai voluto essere nei panni di ADL nel post-Scudetto, che a Napoli è una gestione per forza di cose misconosciuta e quindi difficilissima. Ma da qui a sbagliare praticamente tutto (mettendo toppe che fanno nient'altro che acqua da tutte le parti) "ce ne passa" eccome. Spalletti non era - evidentemente - solo un allenatore e Giuntoli non era solo un direttore sportivo. Quest'ultimo in effetti (non che i meriti siano tutti i suoi) ora è secondo in classifica. Non sappiamo quanto sia una casualità ma è vero che su una cosa Allegri ha ragione: chi vince è più bravo degli altri. Punto. Più di Garcia che veniva da un esonero in Arabia e ovviamente anche del buon Mazzarri, che ha preso affettuosamente in mano delle redini che forse non riesce a reggere. Una cosa è studiare e l'altra è apprendere e non serve un pedagogo per capirlo. Anche Walter finora non ha dato nulla di tecnico e di identitario a questa rosa.

Il Torino (squadra media, che non ha neanche giocato così bene) ha messo in crisi il Napoli. Come il Monza, come l'Empoli, come la Fiorentina che sta per arrivare il 18 gennaio di nuovo. Lo ha fatto con delle giocate elementari, con la fisicità e con la voglia. Nel Napoli non si è visto neanche questo. Come si può giudicare ancora una stagione, delle partite così? Fermo restando che il tempo c'è, chi restituirà o pagherà il prezzo di tutte queste assurde prestazioni? E per chi ancora parla di modulo, invitiamo a pensare proprio al fatto che con il passaggio a 3 il Napoli ha preso l'imbarcata. Tre gol ma potevano essere di più. Su Mazzocchi neanche ci esprimiamo, primo acquisto lì sulla fascia mentre si piange in altri reparti. A centrocampo non esistono ricambi e così questi calciatori non si sentono nemmeno mai in discussione. No, così no. È inaccettabile pensare che tutti quei gol (non casuali) e quegli errori difensivi (non casuali) siano frutto soltanto di disorganizzazione. Il Napoli semplicemente non c'è più. Sta cercando disperatamente, brancolando nel buio, il lumino della ragione e continua a non trovarlo, perché contro si ritrova squadre che sanno di poterlo battere e lo fanno, portando a casa pure la loro beneamata figura. S'è visto col Frosinone, che ha perso 2-3 col Monza in casa e che in generale non ha più vinto dopo averne dati 4 (quattro!) al Napoli campione d'Italia. Che al momento ha 22 punti in meno dell'anno scorso ed è a soli 12 punti dalla salvezza. Un risvolto inquietante.

Di Mattia Fele

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Napoli senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Calcio Napoli 1926 per scoprire tutte le news di giornata sugli azzurri in campionato e in Europa.