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editoriali

Che fine hanno fatto i fenomeni che hanno passato tutta l’estate a insultare?

Mattia Fele

La squadra di Spalletti non riesce a non vincere: a La Spezia un po' gli errori avversari, un po' la grande consapevolezza e un po' il divario tecnico mettono un'altra pietra sulle fondamenta Scudetto (mancano meno di 40 punti)

Il Napoli formato 2022/23 vince la diciottesima partita in campionato su ventuno. Una roba impressionante che annulla i pur giusti discorsi sui demeriti delle antagoniste, che mai hanno fatto così male negli ultimi anni. È tutto un potpourri che vale come certificato di un dominio a tutto tondo. Kvaratskhelia e Osimhen raccontati in coppia come OK o KO - e se i media nazionali spendessero energie in cose migliori? - ma è tutta la squadra che è perfetta nelle sue rotazioni, intuizioni. Nel sapere ormai anche quando rallentare, quando segnare. Poi la matematica si impara in terza elementare e la sanno bene pure i calciatori: con altre 9-10 vittorie si vince lo Scudetto.

Colpo di "grazie"

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Tante di quelle volte abbiamo parlato delle aspettative estive su questa squadra che ora mancano pure gli aggettivi per descriverne i detrattori. L'immagine più iconica è il colpo di "grazie", l'assist di Kvara ad Osimhen che confina il risultato della partita. Per un Napoli debordante. Sta lì il senso di un collettivo splendido ma pure bello tonico e cattivo agonisticamente, che sa sempre dove e come far male agli avversari. Allenato impeccabilmente, con una condizione fisica che non fa prigionieri. È di fatto il primo anno tra le ultime stagioni che il Napoli subisce una percentuale di infortuni molto bassa. Sarà anche fortuna, annate irripetibili e improponibili. Ma è pure giusto godersela e innalzarla mentre la si vive, come si fece col Milan dagli ingranaggi perfetti l'anno scorso. Per Spalletti la storia è un po' diversa: ha sempre portato qualcosa di nuovo in ogni ambiente in cui ha allenato. Roma, Milano, Udine, Napoli. Pizarro, Brozovic, Totti, Perrotta, qui i terzini che entrano nel campo e la rotazione perfetta, la scoperta del talento di Lobotka, il nuovo Osimhen. L'attaccante più forte della Serie A.

Osimhen fa tutto a 300 all'ora. Per questo non si può parlar male della sua tecnica. In tutto ciò che fa è dominante e non si tratta solo di fisico: l'attaccante sta imparando a toccare il pallone, a sentire il gioco dietro le spalle, a raccordare, a dribblare. Sa di far paura e sfrutta i movimenti posturali degli avversari. Salta a pié pari e supera Dragowski che è quello lì che poteva usare pure le braccia. Fa così il 2-o e poi il 3-0. Poi la sicurezza difensiva di Rrahmani e Kim, il cambio sempre utile Lozano-Politano. La freddezza dell'uomo dalla Georgia che ha fatto un tunnel dopo 13 secondi di partita. Insomma, è un Napoli completo perché in ogni sua parte ha qualcosa di straordinario, poi è messo insieme dal Beppe Vessicchio del calcio italiano. Spalletti fa il modesto nella sua comunicazione ma sa tra sé e sé di aver creato una macchina incontrastata. Da agosto a febbraio nessuna squadra è stata superiore al Napoli in Europa e in Italia.

Questo Scudetto (lo diciamo da tempo) sarà più difficile perderlo che vincerlo. Ogni giornata ce ne dà atto. Bisognerà però portar con sé di questo momento che vincere non è scontato, come non lo è mai stato a Napoli. Che la stessa squadra per 9/11 ha perso ad Empoli in rimonta e in casa contro la Fiorentina per 3-2 in aprile. Allo stesso tempo bisognerà tenere a mente quanto poco ci voglia per cambiare da così a cosà, perché no iniziando a preoccuparsi dei propri lavori lasciando in pace quelli degli altri. Napoli impari dal Napoli.

A cura di Mattia Fele