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editoriali

Lo schiaffo non era rivolto solo a Spalletti, ma a tutti gli amanti del calcio

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Lo schiaffo di Firenze dato a tutti gli amanti del calcio

Sara Ghezzi

Oggi ho deciso di mettermi davanti allo schermo del mio computer e scrivere. Forse più da appassionata di calcio che da giornalista. Lo faccio perché da domenica sera non riesco a smettere di pensare a quanto questo sport si stia ammalando proprio come la società che ci circonda. Il calcio che per molti rappresentava la via di fuga dai problemi sta diventando un nuovo motivo di delusione. Una volta i bambini sognavano di diventare calciatori, ora invece in quel mondo fatto di scarpini, divise, pallone e sogni per loro non c'è più spazio.

Lo stadio non è più un luogo per famiglie: lo schiaffo a Spalletti lo dimostra

Lo schiaffo non era rivolto solo a Spalletti, ma a tutti gli amanti del calcio- immagine 2

Tra gli slogan più amati per le campagne degli abbonamenti delle società c'è: "Il calcio è delle famiglie, portate i bambini alla stadio". Ma poi sugli spalti del Franchi si nota un piccolo tifoso con la maglia del Napoli al rovescio perché la sua passione deve esser nascosta per evitare problemi e delinquenza. Nei periodi più bui della pandemia s'è fatto di tutto per recuperare il tifo e dimenticare quel silenzio, perché senza di loro non era calcio. In molti abbiamo sperato che la riapertura avrebbe portato ad una nuova maturità. Un po' come lo abbiamo sperato nel vivere civile. Abbiamo sperato che questi avrebbero capito che tutto l'odio da sempre vomitato alla fine dei conti non serve a nulla. Che il biglietto va comprato non per insultare qualcuno, inneggiare alla distruzione di un popolo o lanciare oggetti, ma a sostenere quei ragazzi che corrono dietro ad un pallone sul rettangolo verde, amandoli perché indossano la maglia per cui si fa il tifo. E invece in Italia continua a non andare così.

Perché succede che in giro per la penisola anche se non c'è il Napoli in campo si sentono cori beceri che inneggiano al Vesuvio. Cori che forse iniziano a non far più tanto rumore dato che non vengono mai puniti seriamente. Succede che sugli spalti di ogni stadio d'Italia un ragazzo viene preso di mira per il colore della sua pelle. Succede poi che un tifoso insulti per 90 minuti l'allenatore della squadra avversaria e poi provi anche a schiaffeggiarlo. La risposta delle autorità competenti è stata ( per ora) una multa di 15.000 euro alla Fiorentina. Troppo poco per quello che si è sentito e visto. Troppo poco per far sì che tutto questo non accada più. Per mesi ci siamo detti ne usciremo migliori eppure tra guerre, aggressioni, insulti, omicidi e violenza negli stadi, qui ne siamo usciti tutti degeneri. Mi chiedo in che mondo stiamo scegliendo di vivere. Mi dico che stiamo ripetendo in loop gli stessi errori.

La magia del calcio che non c'è più

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Oggi non scrive solo la giornalista che vorrebbe raccontare di ciò che è successo in campo. Ma l'appassionata di calcio. Colei che da quando era bambina girava con il pallone tra i piedi imitando quei ragazzotti che correvano sul rettangolo verde con la certezza che il calcio fosse lo sport più bello del mondo. Quella bambina che crescendo ha scoperto che anche quella magia è pura illusione.

Di Sara Ghezzi

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