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editoriali

Spalletti è un inno a concentrazione e umiltà: “Non si vince dopo 11 partite”

Emanuela Castelli

Ritratto di un allenatore che vuole riscrivere la storia

Ha vinto la sua prima contro Mourinho, ha dominato a Roma ed ha inanellato la sua undicesima vittoria consecutiva, ma Spalletti richiama i suoi alla concentrazione e alla calma

I titoli non si vincono dopo undici partite, ma a maggio: parola di Luciano Spalletti. Che richiama l'ambiente alla calma e alla prudenza

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Luciano lo sa, e lo sa per averlo vissuto in prima persona troppe volte. L'ultima, proprio lo scorso anno quando, dopo un avvio folgorante del suo Napoli, si perse uno scudetto abbordabile, che le big facevano a gara a regalarsi. La critica per la passata stagione è stata feroce: tanto feroce da cancellare anche le tante cose buone fatte, tra cui il ritorno in Champions, vero e unico obiettivo stagionale dichiarato della Società partenopea. Si arrabbia ancora, Spalletti, quando qualcuno etichetta come fallimentare la stagione passata. Forse, si arrabbia perché ha ancora qualche conto aperto con il suo recente passato. Un Napoli troppo brillante in avvio, contro squadre che non riuscivano ad avere continuità. Ma del passato, si sa, si può far tesoro. Ed è quello che Spalletti sta facendo fin da inizio anno. Così, anche ieri, al triplice fischio di una partita tesa ed in bilico nonostante la netta disparità di qualità tra le due formazioni in campo, in conferenza richiama alla calma e alla serenità. Ché si sa com'è l'ambiente: si esalta per "poco", si deprime per ancora meno. Anche se definire "poco" quello a cui stiamo assistendo in questi mesi sembra ingeneroso verso squadra e allenatore, che sono stati in grado di creare un gruppo compatto, fatto di giovani talenti che stanno provando a riscrivere la storia. Intanto, Spalletti la sua l'ha riscritta ieri: non aveva mai vinto contro Mourinho. Un tabù sfatato, un nuovo capitolo scritto da Luciano e i suoi ragazzi. Una vittoria a Roma, nel suo vecchio stadio, spesso troppo severo con il suo vecchio mister. Ma non basta, non serve: "I titoli non si vincono dopo 11 partite, si vincono a maggio, quando finisce il campionato. per adesso manteniamo i piedi per terra. Zero presunzione e zero atteggiamenti da fenomeni. E mercoledì dobbiamo essere pronti per il Maradona che sarà pieno e non possiamo non farci trovare lucidi a puntino come un giradischi". Già, perché Spalletti non vuole che i suoi si adagino sugli allori, che abbassino la tensione: la qualificazione con due turni di anticipo agli ottavi d Champions non può tradursi in atteggiamento molle mercoledì al Maradona. C'è un primo posto nel girone da conquistare, per provare a proseguire nel cammino europeo. C'è la storia da scrivere. E Spalletti non vuole incappare in un finale già letto. Zero presunzione, zero atteggiamenti da fenomeni. Testa bassa e lavorare.